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<strong>LA</strong> <strong>ZIA</strong> <strong>FRANCESCA</strong><br />
La consigliai di mettersi sotto le lenzuola, andai a prendere un po’ di legna ed accesi un bel fuoco; e<br />
quando la vidi tranquilla e quasi felice, con gli occhi sulla fiamma, le cominciai a parlare della cosa<br />
che più premeva a me: la sua anima.<br />
- Figliuola mia – le dissi – Iddio vi guarirà se vorrà, nulla a Lui è impossibile; ma la salute dell’anima<br />
può preparare, non danneggiare quella del corpo. Avete pensato, mia cara, all’anima vostra? Da quanti<br />
anni non fate la santa comunione?<br />
- Da molti anni, sorella, da quando ero bambina.<br />
- E allora? Nelle vostre condizioni la più elementare prudenza consiglia il ricorso ai santi sacramenti.<br />
Fate un esame di coscienza, figliuola, ricordate i vostri torti: poi chiameremo un confessore e voi<br />
chiederete il perdono dei vostri peccati. Lo farete, cara?<br />
- Se voi lo desiderate – mi rispose con molta franchezza – io lo farò ma vi assicuro che non saprei che<br />
cosa dire al confessore. Io non ho peccati.<br />
- Come, non avete peccati? Figliuola, tutti ne abbiamo.<br />
- Ebbene, sorella, io non ne ho. Non ricordo di avere fatto mai male ad anima viva, non so che cosa<br />
sia l’invidia, l’odio; ho sempre amato i poveri, e quando potevo, facevo tanta elemosina. Di che cosa<br />
mi dovrei accusare?<br />
- Così dicevano i farisei – dissi io con severità – e il Signore non li amava. Voi, se avete fatto male ad<br />
altri, l’avete fatto a voi stessa, avete sperperato la vostra gioventù, il bel dono che Dio vi aveva fatto,<br />
l’avete sciupata innanzi tempo, procurandovi questa malattia, che è anche un ammonimento. Questo<br />
dovrete dire al confessore, di questo dovete pentirvi per chiedere a Dio la saluta dell’anima prima, e<br />
poi quella del corpo.<br />
La poverina, quando mi ebbe ascoltato, chinò la testa e rimase un po’ pensierosa; poi rispose,<br />
fissandomi intensamente negli occhi:<br />
- No, sorella, non posso. Il Signore mi perdonerà se vorrà, ma io non posso pentirmi di quel poco di<br />
gioia che ho goduto nel mondo. Comprendetemi: non è che non voglia, non posso. Direi una bugia a<br />
me stessa e a Dio, e Lui, che legge nel fondo dei cuori, non accetterebbe il mio falso pentimento.<br />
Tante volte l’ho ringraziato al mattino dopo una notte di amore, e con tanto abbandono, con tanta<br />
sincera riconoscenza, che mi sembrerebbe di offenderlo se ora mi presentassi a Lui per dirgli che odio<br />
quello che ho sempre considerato come un suo prezioso dono, una grazia della vita che Lui mi aveva<br />
data. Pensateci anche voi, sorella. Che cosa sarebbe stata per me la vita senza quel poco d’amore che<br />
ho goduto? Venti anni opachi di sofferenze, di dolori e di rinunzie. Solo l’amore mi aprì le porte della<br />
gioia, solo per esso ho ringraziato Iddio e lo ringrazio di avermi fatta nascere.<br />
Io non ho mai pensato di fare peccato amando, perché l’ho sempre fatto senza malizia, senza<br />
ambizione e senza interesse. Ho amato per un bisogno del cuore e questo è rimasto sempre puro.<br />
Per pochi anni soltanto conobbi la gioia di vivere che… Dio mio… è fatta di cose così piccole ed<br />
effimere, ma che pure sono le sole cui siamo adatti. Breve tempo! La mia piccola vita si è consumata<br />
rapidamente. Io non mi lagno, la benedico invece, perché la vita è un dono di Dio e va sempre<br />
benedetta.<br />
Parlava avidamente, con la voce rauca, gli occhi socchiusi, come se parlasse a se stessa e approvasse<br />
le parole. Ma il suo respiro crepitante mi faceva rabbrividire.<br />
A un tratto ebbe un colpo di tosse che parve dovesse soffocarla. S’interruppe portandosi le mani alla<br />
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