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LA ZIA FRANCESCA

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<strong>LA</strong> <strong>ZIA</strong> <strong>FRANCESCA</strong><br />

Di viso non era bella. La faccia un po’ larga, il mento a spatola, il naso all’insù, di primo acchito<br />

davano alla sua fisionomia un’espressione alquanto goffa e sgradevole; ma il suo corpo sembrava<br />

foggiato da un artista dell’altica Ellade per la statua di un cinedo. Lo sport e la vita all’aria libera<br />

avevano dato alle sue membra la grazia inimitabile delle opere che la natura esprime perfette.<br />

Sedettero accanto, al riparo della pianta di agave e cominciarono a discorrere, attratti ambedue dalla<br />

doppia simpatia della gioventù e dell’ignoto.<br />

Lei disse che veniva dal Nord, si chiamava Odilia, viaggiava sola e aveva pensato di passare l’estate<br />

nella "Calabria dei briganti".<br />

Ve ne sono ancora quaggiù? – chiese ridendo.<br />

Sì signorina. Io sono un brigante per esempio.<br />

Oh, allora i briganti sono molto simpatici!<br />

Mezz’ora dopo salivano insieme sul motoscafo; e da quel giorno non si erano lasciati più. Partivano al<br />

mattino con un cestino di colazione e si fermavano nei luoghi dove la spiaggia era più solitaria. Un<br />

canneto, una siepe di fico d’india delle piccole vigne ai margini della sabbia, con casupole di pietra<br />

abbandonate, e più in su gli speroni d’arenaria, sparsi di grandi lentischi e d’oleandri. Intorno non si<br />

udiva che il cantare delle cicale e il fruscio del mare, ritmico, come di un mostro che lambisse la<br />

spiaggia.<br />

Si sdraiavano all’ombra dei canneti, inebriati dal profumo della salsedine da quello della menta e del<br />

serpillo, che esalavano sotto i loro improvvisati giacigli.<br />

Erano stati due mesi di sogno e di felicità perfetta.<br />

E ora ella partiva per andare a trovare degli altri amici, come diceva lei che l’avevano conosciuta ed<br />

amata come lui nelle soste della sua vita errabonda. Uno a Roma, un altro a Cheziers, un terzo a<br />

Insbruck un quarto a Monaco. La felicità che ella aveva diviso con lui l’avrebbe ora goduta con altri<br />

uomini, avrebbe detto ad altri le stesse parole appassionate che aveva detto a lui. Avrebbe prodigato<br />

ad altri le stesse carezze.<br />

E forse egli non l’avrebbe rivista più, sarebbe stata per lui come una di quelle visioni meravigliose che<br />

appaiono in sogno; all’inizio della primavera e che nessuno riesce a rievocare dalle profondità del<br />

subcosciente.<br />

Oh – ripeteva lui serrando disperatamente il viso tra le mani – questi due mesi così nostri non hanno<br />

lasciato nessuna traccia nella sua anima! Dopo essere stata per me la più deliziosa delle compagne,<br />

ella parte tranquilla verso altri amori.<br />

Come una rondine che lascia il nido sopra un campanile e va a fabbricarne un altro, sopra un<br />

minareto. M’invita ad un ultimo convegno, come io potrei invitarla ad un’ultima corsa in motoscafo!<br />

Erano già passate le quattro e faceva ancora molto caldo. I grandi oleandri e gli ombrelli aperti sui<br />

tavoli, con le tovaglie a vivaci colori, gittavano ombre oblique sul pavimento e palpitavano sotto il<br />

leggero soffio della brezza che veniva dai colli.<br />

Sulla grande porta a vetri del salone, apparve Odilia. Era fresca, ilare. Vestiva di bianco. Lo<br />

raggiunse. – Perché non sei venuto a trovarmi? – gli disse mettendogli un braccio al collo.<br />

Lui non rispose e non ricambiò la carezza. Soffriva troppo. Ora guardava con una strana fissità il mare<br />

file:///C|/WINDOWS/Desktop/STORIE HTML colorato 418.htm (39 di 114) [03/09/2002 19.26.01]

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