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LA ZIA FRANCESCA

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<strong>LA</strong> <strong>ZIA</strong> <strong>FRANCESCA</strong><br />

Rimase per qualche minuto a spiare da dietro un tronco un po’ la ferrovia e un po’ il massiccio<br />

tedesco, che si agitava nella garitta, poi fece un passo avanti. La neve friabile, sotto la scarpa di feltro,<br />

cedette producendo un rumore come di sabbia. A un tratto il tedesco ebbe un moto brusco, nell’aria<br />

grigia si accese una rosa di fuoco, per un attimo, poi Kostia avvertì un urto che lo rovesciò a terra.<br />

Sebbene quell’urto lo avesse sbalordito, Kostia si rialzò subito e di un balzo rientrò nel bosco ma<br />

appena fu di nuovo sotto le betulle, che vibravano nell’aria come antenne di vetro, si accasciò sotto<br />

uno spasimante dolore alla coscia. Avvertì qualche cosa di caldo che gli scendeva verso il ginocchio:<br />

si portò la mano sul femore, dove aveva ricevuto l’urto, e la sentì inondata di una materia tiepida e<br />

vischiosa. Era sangue. Una fucilata gli aveva attraversata la coscia. La sentinella tedesca era diventata<br />

immobile, come pietrificata. Bisognava fuggire subito, prima che la ferita esacerbata dal freddo non lo<br />

inchiodasse sotto quegli alberi.<br />

Kostia si rialzò, si asciugò alla meglio la mano sulla tulupa e, nonostante il dolore atroce, si mise a<br />

correre zoppicando verso il villaggio, e col suo tubo di gelatina sotto il braccio. Ora che correva<br />

arrancando e soffiando, gli si era risvegliata la tosse che gli mangiava la gola, una tosse rabbiosa,<br />

indomabile, che lo scuoteva tutto e gli riempiva gli occhi di lacrime. Tuttavia, facendo sforzi inauditi<br />

per vincere il dolore acuto alla coscia, raggiunse il villaggio. L’isba dov’erano in attesa i suoi otto<br />

compagni, era la prima, dal tetto usciva un tenue filo di fumo. Kostia stava per allungare la mano<br />

verso la porta, ma un breve latrato lo riscosse. Si voltò e vide un grosso cane lupo che gli era quasi<br />

addosso. Lo raggiunse di un balzo lo addentò alla tulupa, ringhiando sordamente e fissandolo<br />

minaccioso coi suoi occhi gialli.<br />

La porta dell’isba si aprì, due uomini vennero sull’uscio, ma contemporaneamente sul fondo del<br />

sentiero spuntò un reparto di tedeschi coi mitra in mano, preceduti da un ufficiale gigantesco.<br />

I tedeschi raggiunsero in un attimo l’isba, la circondarono e l’ufficiale afferrò Kostia per il bavero<br />

della tulupa, scuotendolo violentemente. Il tubo di gelatina cadde sulla neve. L’ufficiale, ch’era un<br />

maggiore, si chinò ansimando, lo prese in mano, lo esaminò, poi si rivolse a Kostia: che cosa è<br />

questo?<br />

Il ragazzo lo fissò con una specie di ansia fredda, e non rispose.<br />

- Rispondi, canaglia, che cosa è questo? E poiché il ragazzo continuava a tacere, l’ufficiale gli vibrò<br />

uno schiaffo tra il viso e il collo che lo rovesciò a terra.<br />

- Fuori tutti – ordinò il maggiore tedesco.<br />

Intanto Kostia si era rialzato e con le mani sulla bocca tossiva convulsamente.<br />

- Fuori tutti – ripeté il maggiore – e rivolto ai suoi soldati diede ordine che si sgombrasse l’isba. Otto<br />

uomini tutti in tulupa uscirono all’aperto e si allinearono sulla neve: sull’uscio dell’isba rimase una<br />

vecchia donna, con uno scialletto sudicio intorno al collo. Kostia, tossendo sempre con gli occhi<br />

gonfi, si mise in fila insieme con gli altri.<br />

Il cane, con le orecchie dritte, guardava il maggiore scodinzolando. Seguì un attimo di silenzio rotto<br />

solo dall’ansimare di Kostia, che continuava a tossire.<br />

- Adesso parlerete, canaglie – disse il maggiore digrignando i denti – e impugnò una grossa pistola.<br />

Dove sono i vostri compagni, dov’è il vostro rifugio?<br />

Silenzio. I nove uomini si guardavano tra loro con una specie di solidarietà guardinga e continuavano<br />

a tacere.<br />

file:///C|/WINDOWS/Desktop/STORIE HTML colorato 418.htm (35 di 114) [03/09/2002 19.26.01]

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