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<strong>LA</strong> <strong>ZIA</strong> <strong>FRANCESCA</strong><br />
Vestiva di nero in modo inappuntabile e aveva delle mani bellissime, lunghe e bianche, da giovane<br />
prelato.<br />
- Vi presento il nuovo insegnante d’italiano – aveva detto il signor Preside – e voi del resto<br />
conoscerete di fama, poiché il suo nome è in tutte le antologie: il prof. Giacinto Fiorini. L’Istituto è<br />
orgoglioso di annoverarlo fra i suoi insegnanti e la scolaresca deve esserlo pure.<br />
Qui il Preside si arrestò un istante, come incerto poi riprese: - Credo inutile raccomandarvi di essere<br />
particolarmente rispettose verso il prof. Fiorini. Altra pausa. Anzi sono sicuro che non solo sarete<br />
disciplinate con lui ma che lo amerete anche, quando avrete sperimentata la sua bontà e la sua valentia<br />
di maestro.<br />
Signor preside – aveva detto il nuovo professore – vuol farmi il piacere di far fare l’appello? Banco<br />
per banco da sinistra a destra che io conosca il posto che ha ciascuna delle alunne, il nome e la voce:<br />
non mi sfuggiranno più.<br />
- Signorina Dores – disse il preside – faccia l’appello.<br />
Seguì un breve silenzio, poi una voce limpida, metallica e simpatica cominciò a scandire i nomi: I°<br />
banco: Anneri Rosita, Cefaly, Garisenda, Polly Ada, Serutti Palmira.<br />
Il nuovo professore ascoltava assorto, dietro i suoi grossi occhiali neri, e appena finito l’appello, egli<br />
ripeté ad uno ad uno i nomi, nello stesso ordine, senza sbagliarsi di un filo. Poi salutò il preside<br />
sedette alla cattedra e nel silenzio stupefatto delle alunne cominciò la lezione.<br />
Ma quel grigio giorno di ottobre adesso era lontano. Il Professore Fiorini insegnava da sei mesi nella<br />
terza C e nessun altro insegnante aveva mai interessato tanto le scolare, quanto era quel giovane poeta<br />
cieco, che tutte le volte che entrava nell’aula, sembrava giungere da un suo lontano mondo misterioso,<br />
portando con se il segreto di una vita interiore oscura, piena di fascini sconosciuti.<br />
Parlava piano, con una voce grave, un po’ velata, e la spiegazione delle poesie e della letteratura sulle<br />
sue labbra sembrava la rivelazione di un segreto amoroso.<br />
Le scolare lo ascoltavano estatiche. Egli le chiamava per nome riconosceva in modo infallibile la loro<br />
voce, e con una sensibilità che le faceva sbalordire, quando qualcuna si muoveva nel banco o<br />
bisbigliava, egli era in grado di dire chi si era mossa e chi aveva bisbigliato.<br />
Ma quello che le ragazze attendevano con una particolare emozione era di essere chiamate a recitare<br />
la lezione.<br />
Poiché il Professore era cieco, faceva andare l’alunna presso di sé, la faceva salire accanto a lui sulla<br />
cattedra, e per rassicurarsi che non si servisse di appunti e di annotazioni, le faceva mettere le mani sul<br />
tavolo e gliele copriva con le proprie.<br />
Per i primi giorni la cosa aveva messo le alunne in una specie di orgasmo; poi non solo vi si erano<br />
abituate, ma quel contatto aveva finito con l’acquistare per loro tutto il fascino di una gioia segreta.<br />
Le ragazze col cuore che pulsava forte, la voce vibrante per l’emozione, recitavano Dante, Leopardi,<br />
Pascoli e guardavano il volto pallido del giovane professore, mentre il calore delle loro mani si<br />
confondeva ed il ritmo accelerato delle piccole vene azzurre acquistava, nella loro fantasia eccitata, i<br />
caratteri di un segreto dialogo amoroso.<br />
Ma da parte del professore non un moto mai, e un indugio che tradisse in lui un’emozione, un<br />
sentimento particolare durante quei contatti.<br />
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