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LA ZIA FRANCESCA

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<strong>LA</strong> <strong>ZIA</strong> <strong>FRANCESCA</strong><br />

- Quando mi accorsi di essere incinta, signora – diceva la ragazza, con gli occhi accesi e febbrili –<br />

pensai di uccidermi ma non ebbi il coraggio. Andare a casa mia non osavo. Mi feci forza e ora sono<br />

contenta di avere un bambino mio al mondo. Quando venne lei a prendermi all’agenzia ero liberata<br />

appena da un mese. Spero non mi manderà via per questo, signora.<br />

- Ma no… benedetta… - fece la signora Molari intenerita, - mi dispiace che tu me l’abbia nascosto<br />

fino adesso. Poi prese il bimbo in braccio e continuò a carezzarlo, tentandogli il piccolo mento col<br />

dito medio e dicendogli mille cose futili.<br />

Intanto la contadina aveva portate delle uova grosse come ciottoli, e le faceva vedere nel grembiule<br />

aperto.<br />

- Guardate signora come sono grosse, e fresche come l’acqua! Quando ne avete bisogno ditelo alla<br />

ragazza: ve ne mando. Poi si mise a parlare con la voce aspra e franca di suo marito, della campagna<br />

che prometteva bene, dei suoi figliuoli che erano tre e ne facevano da appendere.<br />

- Guardate – e indicò un ragazzo di circa sei anni che sbucava da dietro una siepe. In mano portava,<br />

appesa ad un cappio fatto con un filo di avena, una lucertola, che ancora si dibatteva dimenando qua e<br />

là la coda e la testolina verdognola.<br />

- Questo è il maggiore… un demonio, ma a questo piccino vuol più bene che ai suoi fratelli, volete<br />

vedere?… Si rivolse al ragazzetto: - Sai perché sono venuti questi signori? – disse – per portarsi via il<br />

nostro baliott.<br />

Il bimbo aggrottò le ciglia, diede uno sguardo di sbieco ai due forestieri, poi prese un sasso, lo mostrò<br />

al signor Molari, facendo l’atto di lanciarglielo contro e si nascose come in agguato dietro la siepe.<br />

Si misero tutti a ridere. La servetta friulana era felice, e la signora Molari pensava vezzeggiando il bimbo: Grandezza<br />

della Provvidenza! Questo piccino che è venuto al mondo senza amore, ha già tanta gente che lo ama. E un po’ sentiva<br />

di amarlo anche lei, sebbene lo conoscesse da un’ora.<br />

ASSOLUZIONE<br />

Suor Benedetta e Suor Clementina vanno alla cerca. Hanno finito ieri il loro turno in città alla cura dei<br />

malati e al soccorso degli indigenti; ora battono la campagna per raccogliere offerte nelle cascine.<br />

Il tempo è rigido ma bello, con un sole splendente e un cielo di un azzurro come quello che si vede<br />

dietro le aureole dei Santi negli affreschi delle chiese di campagna. I pioppi e i salici sono spogli, i<br />

canali argentei, l’erba superstite dei fossi, dov’è in ombra, è bianca di brina.<br />

Dietro i cancelli delle ville si vedono i giardini brulli vigilati da qualche cipresso. Sembrano angoli di<br />

cimiteri.<br />

Le due suore vanno per la via solitaria, vestite di quel nero da rondini, sul quale le cuffie a grandi ali<br />

si muovono leggermente come candidi uccelli uscito dall’Arca.<br />

Suor Clementina cammina a testa bassa, malinconica, la mente svagata, le mani sul seno e risponde a<br />

monosillabi alle domande della sua compagna. Essa è la più giovane perché non ha che 35 anni e,<br />

sebbene quel vestito la renda un po’ goffa, ha pure una sua delicata grazia nel viso pallido e<br />

sofferente.<br />

file:///C|/WINDOWS/Desktop/STORIE HTML colorato 418.htm (23 di 114) [03/09/2002 19.26.01]

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