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<strong>LA</strong> <strong>ZIA</strong> <strong>FRANCESCA</strong><br />
audace di fuga e gli scrisse, mettendolo a parte del progetto. La lettera fu affidata ad un merciaio<br />
passato davanti alla casina di Santa Colomba. Il piano era questo: il primo sabato, successivo alla data<br />
della lettera, la zia Chiarina, poco prima dell’alba, avrebbe lasciata la casa e, a cavallo, si sarebbe<br />
portata davanti la chiesa di un vecchio convento abbandonato, a metà via tra Santa Colomba e il<br />
paese. Il giovane l’avrebbe attesa lì, ed insieme, avrebbero preso il volo per qualche luogo.<br />
Un giorno di sabato, verso le quattro del mattino, zia Chiarina, silenziosa come un gatto, si alzò dal<br />
letto, indossò abiti da viaggio, uscì sul terrazzo, e lungo il grosso fusto di una pergola, si calò proprio<br />
davanti la scuderia. La notte era limpida, e dalle case di campagna intorno si cominciava a levare il<br />
canto dei galli. La zia Chiarina, entrò nella scuderia, staccò un cavallo gli mise a tastoni una briglia, e<br />
lo menò fuori avviandosi verso il cancello. Ma fosse la ora insolita e il fresco del mattino, o fosse uno<br />
squillante chicchirichì che partì dal vicino pollaio, il cavallo levò la testa ed emise un gagliardo e<br />
lungo nitrito. Il cocchiere, che dormiva nella rimessa, si svegliò di soprassalto, e infilate alla meglio le<br />
brache, balzò fuori. La zia Chiarina, spaventata ma decisa a tutto, aveva aperto il cancello e stava per<br />
attraversarlo quando si vide balzare davanti il cocchiere scalzo e scarruffato, che già aveva afferrate le<br />
redini del cavallo e tentava strappargliele di mano.<br />
Dove andate, signorina… a quest’ora?<br />
La zia Chiarina aveva in mano un frustino di nervo di bue. Lo alzò minacciosa:<br />
- Lascia il cavallo e non alzare la voce – disse al cocchiere – o ti do una frustata sulla faccia.<br />
Ma non è possibile, signorina – mormorava il povero uomo – per l’amor di Dio! Se il signor Barone<br />
sa che io vi ho lasciata scappare mi uccide!<br />
- Lascia le briglie! – soffiò ancora inviperita la zia Chiarina, e poiché quello non la ubbidiva, mulinò il<br />
frustino in aria, e glielo lasciò cadere sul viso con tutta la sua forza.<br />
Il povero uomo, mezzo accecato dal colpo, gittò un grido e lasciò le briglie. La zia Chiarina si<br />
aggrappò alla criniera del cavallo, ed agile e leggera come era, saltò in groppa e sparì galoppando tra<br />
gli alberi verso il convento.<br />
Vi giunse che schiariva l’alba, ma con suo grande spavento non ci trovò nessuno. Il sagrato erboso<br />
davanti alla chiesa era deserto, e qualche allodola vi passava sopra con un volo radente, gittando il suo<br />
"vid vid" spaurito.<br />
L’idea che quivi presso, era della gente, che l’avrebbe potuta vedere, il pensiero di avere lasciato tanto<br />
drammaticamente la casa paterna per andare incontro all’ignoto, la situazione impreveduta, il<br />
disappunto, per la assenza del suo innamorato, la incertezza intorno alle cause che avevano così<br />
rapidamente sconvolto il suo progetto, la misero in una tale angoscia, che si sentì morire. Lasciò<br />
andare il cavallo per l’erba a brucare, e lei si nascose sotto il portico della chiesa, rimanendo in attesa<br />
di qualche cosa di tremendo e di straordinario, di cui non sapeva rendersi ragione.<br />
E giunse difatti. Sotto gli ulivi, improvvisamente si udì lo scalpito di un galoppo, e subito dopo sbucò<br />
davanti alla chiesa il cocchiere cavalcando a bisdosso, e con un fazzoletto legato intorno alla faccia.<br />
Appena vide il cavallo della zia Chiarina, che brucava sul sagrato, discese e si mise a cercare intorno.<br />
Alla idea di essere vista in quelle condizioni dal cocchiere al quale ella aveva, qualche minuto prima,<br />
lacerata la faccia col frustino, la vergogna di doversi presentare in casa umiliata, dopo una fuga<br />
romantica e così vana, fece perdere addirittura la bussola alla zia Chiarina.<br />
Prima che il cocchiere si avvicinasse al cantuccio dove essa si trovava rannicchiata si levò in piedi,<br />
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