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LA ZIA FRANCESCA

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<strong>LA</strong> <strong>ZIA</strong> <strong>FRANCESCA</strong><br />

come parlando a se stessa.<br />

- Che figlio, mamma, Donna Maruzza ha avuto un figlio?<br />

Mia madre mi guardò di sfuggita e si chinò sul fuoco per attizzare. Fuori si udivano suonare le<br />

ciaramelle natalizie. Rimanemmo così per qualche minuto in silenzio, poi mi madre disse: Bè, oramai<br />

sei un uomo e puoi sapere tutto: Donna Maruzza, in gioventù, prima che io mi sposassi, ebbe un<br />

bambino da tuo padre. Ma la sciagurata non lo volle. Si tormentò tanto durante la gravidanza, che il<br />

bimbo nacque morto. Ora tu capisci…<br />

- Oh, Dio – dissi in preda a una viva agitazione – e balzai in piedi. Per questo mi guardava… e voleva<br />

baciarmi? Vado mamma… vado…<br />

Raggiunsi la sua porta, sfilai ancora il paletto del battente di sotto e mi chinai sul suo giaciglio,<br />

vincendo il ribrezzo di quel tanfo che mi assaliva alla gola. Ella giaceva con la testa riversa sul<br />

guanciale sudicio, gli occhi stranamente spalancati, e nella mano protesa stringeva il mio biglietto da<br />

cinquanta.<br />

Povera Donna Maruzza! Se n’era andata senza perdono. Il suo volto, trasfigurato dalla morte, aveva<br />

una espressione atterrita e sgomenta: pareva che con le pupille spente cercasse ancora il figlio che non<br />

aveva voluto nel mondo.<br />

KOSTIA NON RISPONDE<br />

Kostia aveva sedici anni, faceva parte di un gruppo di partigiani, e siccome era studente, si piccava di<br />

dare un indirizzo quasi scientifico alle sue imprese. Egli aveva notato, per esempio, che l’ora più<br />

propizia per ingannare le sentinelle è quella che di poco precede l’alba. A fare attenzione, in quell’ora<br />

anche le voci della notte, che poi sono le voci delle cose, il silenzio pare diventi più alto al canto dei<br />

galli, e perfino gl’insonni entrano in quel particolare stato di dormiveglia, in cui la trama tenue dei<br />

pensieri crepuscolari s’intreccia misteriosamente con l’apporto delle sensazioni esterne, in modo che<br />

non si riesce a distinguere quali sono le cose reali e quali quelle sognate. Nelle sentinelle poi, costrette<br />

a vegliare per ore all’aperto, in quel clima e nella solitudine ostile della campagna bianca, i nervi si<br />

tendono all’estremo e verso l’alba sopraggiunse il collasso. Allora la sentinella si mette a sognare in<br />

piedi, come fanno i cavalli, e la si può avvicinare e qualche volta anche pugnalare senza che se ne<br />

accorga.<br />

Uscito dall’isba verso le cinque, Kostia era giunto al limite del bosco poco prima che spuntasse l’alba.<br />

A un duecento passi sulla pianura piatta e increspata dal vento, si vedevano luccicare debolmente i<br />

binari della ferrovia. Alcuni ciuffi di betulle coi rami coperti da una peluria candida di brina,<br />

sembravano piante subacquee nella tenuissima bruma del crepuscolo. Vicino ad uno di quei ciuffi si<br />

scorgeva una specie di garitta a cono, fatta con tronchi di alberi, e sotto si vedeva una figura umana.<br />

Sembrava un gigantesco spaventapasseri imbottito di paglia. Era la sentinella tedesca. Ogni tanto,<br />

come mosso da un meccanismo interno, lo spaventapasseri batteva le mani e i piedi, e il rumore<br />

ovattato moriva nell’aria gelida, immota, dietro cui pareva che il cielo s’incrinasse come vetro, per<br />

lasciar trasparire il primo chiarore dell’alba.<br />

- Accidenti – mormorò Kostia – è ben sveglia stamane. Le debbono aver dato il cambio di fresco.<br />

file:///C|/WINDOWS/Desktop/STORIE HTML colorato 418.htm (34 di 114) [03/09/2002 19.26.01]

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