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LA ZIA FRANCESCA

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<strong>LA</strong> <strong>ZIA</strong> <strong>FRANCESCA</strong><br />

oltre la ringhiera della ferrovia.<br />

L’acqua di un azzurro intenso fiorata dalla luce obliqua del vespero ondeggiava appena, senza un<br />

fiocco di schiuma. Ad ovest un marezzo chiaro come il latte, partendo dalla spiaggia di Taormina, si<br />

perdeva a zig-zag verso il centro dello stretto, dove si sporgevano come delle zone fosche.<br />

Sei triste? Fece lei vedendolo così silenzioso. Oh bene, passerà.<br />

Andiamo a fare un’ultima gita sul mare. Almeno da lui voglio essere abbracciata un’ultima volta! E<br />

rise.<br />

Il giovane si alzò come un automa e la seguì. Scesero sulla spiaggia, montarono sul motoscafo e<br />

filarono verso il largo. A un buon chilometro dalla riva lei si svestì rapidamente tuffandosi in acqua.<br />

Nuotò per un pezzo, e a grandi bracciate, con gioia frenetica, abbandonando a pause il suo corpo<br />

resupino alla corrente; poi risalì nel motoscafo, e così com’era, tutta stillante, porse le mani e la bocca<br />

all’amato. Lunghi rivoli le scendevano giù dai capelli sulla fronte e sulle labbra.<br />

Vedi? Gli mormorò lei sulla bocca – il tuo mare è meno egoista di te.<br />

Mi lascia partire senza rancore, mentre tu…?<br />

- Oh, no, - fece lui con un’espressione indefinibile nello sguardo. – Se il mio mare ti amasse come ti<br />

amo io, ti abbraccerebbe con una forza maggiore della mia e ti terrebbe prigioniera!<br />

Mentre egli la fissava ansioso, il motoscafo scivolò nella zona chiara del marezzo e di colpo si spense<br />

il motore.<br />

Improvvisamente la fragile barca ebbe un urto sul fianco e fece un rapido giro su se stessa, poi, con la<br />

prua rivolta al nord, si mise a correre verso il centro dello stretto come se fosse d’un tratto balzata sul<br />

nastro di un tapis-roulant.<br />

- Che succede? – fece Odilia staccandosi da lui e guardandosi intorno un po’ stupita.<br />

Lui non rispose, guardava come stralunato davanti a sé, verso il luogo dove il motoscafo correva con<br />

rapidità crescente. A qualche centinaio di metri il gridellino tenero e uguale dell’acqua diventava<br />

fosco, e su quel nero si vedevano fiorire e scomparire in un attimo impetuose creste di schiuma. Il<br />

motoscafo abbandonato ormai a se stesso, filava con la velocità di un bolide verso il campo dei<br />

gorghi.<br />

- Dio mio, dove andiamo? – disse la donna attaccandosi al giovanotto, perché non accendi?<br />

Ma prima che finisse la domanda un’onda nera sibilante s’inarcò intorno a loro e scagliò la fragile<br />

barca in un imbuto pieno di schiuma e di clamori. Risalirono sulla cresta di un’altra onda. Lei era<br />

senza fiato. Accendi, accendi!, gridava in mezzo al clamore dell’acqua, e lo scuoteva per le braccia.<br />

Lui era livido. Fece quattro o cinque volte il tentativo di accendere, ma il motore non rispose. Come<br />

nelle favole antiche, erano entrati nei dominii paurosi di Scilla, e i gorghi si aprivano per inghiottirli.<br />

Accendi, accendi!, gridava lei. Che fai? E come si accorse che lui la guardava disperato, gli si<br />

aggrappò al collo e tutti e due, allacciati, scivolarono nel fondo del gorgo, sparirono in un rigurgito e<br />

schiuma.<br />

Tre giorni dopo, ai piedi di uno di quei canneti dove solevano riposare durante le ore della canicola, il<br />

mare li depose, ancora abbracciati, sereni nel volto e pallidi come dopo un’intensa ora d’amore.<br />

file:///C|/WINDOWS/Desktop/STORIE HTML colorato 418.htm (40 di 114) [03/09/2002 19.26.01]

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