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LA ZIA FRANCESCA

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<strong>LA</strong> <strong>ZIA</strong> <strong>FRANCESCA</strong><br />

Così dicendo, si sfilò la casacca di fine velluto ornata di bottoni d’argento e la buttò a terra,<br />

similmente fece delle sue armi e della sua cintura di cuoio, tutta piena di grosse monete d’oro; poi si<br />

ravvolse nel suo mezzo mantello, e dopo aver abbracciato tutti i compagni, uscì dalla grotta e<br />

s’incamminò verso il folto della foresta.<br />

I briganti, dopo un minuto di sbalordimento, si misero a discutere violentemente sul gesto del loro<br />

capo. Senza di lui, che era il più animoso e il più accorto, essi si sentivano isolati e spaventati, e già si<br />

vedevano aggrediti dai gendarmi, arrestati e condotti al patibolo per i loro numerosi delitti. Ben presto<br />

le grida contro Nino Martino si alzarono furibonde, lo si chiamò vile traditore, e al colmo dell’ira i<br />

banditi, presi i fucili, balzarono tutti fuori dalla caverna, e si misero dietro le tracce del fuggiasco per<br />

ucciderlo.<br />

Lo raggiunsero in luogo della montagna detto l’Arma del Conte, un passo stretto tra due ripe boscose.<br />

Nino Martino andava curvo, rattristato, quando i suoi compagni gli balzarono intorno come una muta<br />

di lupi affamati, e dopo averlo insultato e malmenato, dato di piglio alle armi, lo uccisero<br />

crivellandolo di ferite. Quando lo videro in terra disteso nel suo sangue, per segno d’infamia,<br />

pensarono di innalzare sul suo corpo una piramide di sassi, che servisse d’ammonimento contro i<br />

traditori, e perché ogni viandante, nel tempo avvenire, passando davanti a quel mucchio, potesse<br />

aggiungere il suo sasso alla greve mora che copriva il corpo del trasfuga. Detto fatto ammucchiarono<br />

sul cadavere del morto quanti sassi e macigni trovarono intorno, e quando lo ebbero totalmente<br />

ricoperto, lo abbandonarono e si dispersero per la montagna.<br />

All’indomani la notizia della morte di Nino Martino si sparse fulminea per tutti i paesi d’intorno, e di<br />

bocca in bocca arrivò alla vecchia madre del brigante. Egli era stato ucciso all’Arma del Conte, e il<br />

suo corpo era seppellito sotto un mucchio di sassi.<br />

La povera vecchia pianse a lungo disperatamente, poi partì verso la montagna. Quando giunse al<br />

passo dove era stato ucciso suo figlio, vide la terra ancora bagnata di sangue, e la piramide enorme di<br />

sassi che nascondeva il suo povero corpo. Si mise in ginocchio davanti al mucchio, e piangendo si<br />

accinse a rimuoverlo. Ben presto le sue povere vecchie braccia si sentirono rotte dalla fatica, le mani<br />

le sanguinavano, ma la passione del figlio le sosteneva le forze. Per tutto il giorno durò in quella aspra<br />

fatica, e come fu sera la povera salma le apparve. Il gran corpo atletico di Nino Martino, sebbene<br />

avesse il petto spezzato da cento ferite, era ancor bello e sorridente come se dormisse, ed i sassi<br />

numerosi e pesanti ammucchiati su di esso, non lo avevano ne rotto ne deformato. La vecchia madre<br />

lo coperse di baci e delle sue lacrime e poi, come fosse stato un bambino dormente, se lo prese in<br />

braccio e lo portò nella sua casa. Nessuno l’aveva vista, mentre scendeva dalla montagna, e i nemici<br />

di Nino avrebbero ancora creduto che egli fosse sepolto sotto il mucchio di sassi all’Arma del Conte.<br />

Ella invece avrebbe dato amorosa sepoltura al suo povero figliolo nella sua casa, per averlo sempre<br />

vicino, e per potergli parlare quando la passione la prendeva.<br />

Giunta a casa lo nascose in cantina, gli lavò le ferite con acqua e vino, e non avendo il coraggio di<br />

metterlo sotto terra, lo coprì con una vecchia botte sfondata.<br />

Di tanto in tanto rimoveva la botte, lo guardava, lo baciava, e lo trovava sempre bello e fresco come se<br />

dormisse.<br />

Dopo alcuni mesi di questa pia comunione col suo morto, un giorno, avendo tentato di rimuovere la<br />

botte, non vi riuscì: essa era diventata pesante come di piombo. La batté con le nocche ed essa diede<br />

un suono opaco, come quello che rendono i recipienti quando sono pieni.<br />

- Povera me, - disse la vecchia madre – che io mi sia ingannata, che io abbia sognato quando ho<br />

creduto in questi mesi passati di rimuovere la botte, e rivedere il corpo del mio povero figliolo?<br />

file:///C|/WINDOWS/Desktop/STORIE HTML colorato 418.htm (84 di 114) [03/09/2002 19.26.02]

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