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LA ZIA FRANCESCA

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<strong>LA</strong> <strong>ZIA</strong> <strong>FRANCESCA</strong><br />

Quella vista mi strinse il cuore.<br />

A mia madre, ch’era entrata per portarmi il caffè, domandai: come va, mamma, che Donna Maruzza<br />

non si è fatta vedere?<br />

- Eh, poveretta – mi rispose – se vedessi come si è ridotta! Sono tre mesi che non si alza più, è<br />

un’ombra.<br />

Io rimasi oppresso da queste notizie, e chiesi a mia madre se potevo andarla a vedere: - Mi<br />

riconoscerà, spero – dissi…<br />

Mia madre alzò su di me uno sguardo un po’ allarmato; poi disse, con una specie di risoluzione<br />

improvvisa: - Va… va. Ti riconoscerà di sicuro, perché i suoi sensi sono ancora lucidi. Ma sarà una<br />

pena!<br />

Scesi nella strada, insinuai la mano fra i due battenti, feci scorrere nell’anello la piccola maniglia che<br />

teneva chiuso quello inferiore ed entrai.<br />

Da un giaciglio disteso sul pavimento vidi, in quel barlume, sollevarsi una testa secca incredibilmente<br />

piccola come quella di una tartaruga, una mano ischeletrita e due occhi infossati pieni di una disperata<br />

tristezza. Mi fissarono con una espressione dapprima di stupore e poi di ansia. Compresi subito che mi<br />

avevano riconosciuto.<br />

- Donna Maruzza, come va?… Vi siete ammalata, da molto tempo siete malata?…<br />

Lei mi fissò a lungo, tremando poi disse con fil di voce, che mi parve venisse dal fondo del petto,<br />

come quella di un ventriloquo: - Figlio… figlio mio… siete venuto a vedermi, per l’ultima volta?… E<br />

in preda a un’ansia inesprimibile allungò la mano prese una delle mie, e tentò portarsela alle labbra.<br />

Un senso di ribrezzo m’invase. Dal suo giaciglio saliva un tanfo nauseabondo, e le rughe spesse e<br />

sottili del suo volto erano piene, in modo visibile, di lordura. Lei mi fissava sempre più ansiosa, e mi<br />

attirava a sé, tremando e farfugliando con un fremito parole incomprensibili; ed io non sapevo che<br />

cosa dire per rompere quel silenzio opprimente.<br />

Rimasi qualche minuto accanto a lei in uno stato angoscioso, a guardarla, circondato e quasi assalito<br />

dall’ansia di quel suo sguardo, pieno di una misteriosa disperazione.<br />

Nella casupola il silenzio pareva piovesse a fiocchi, come una nevicata senza vento.<br />

A un tratto, davanti a quel suo tendersi ansioso e al balbettio delle sue labbra, mi sentii correre per le<br />

reni un brivido di sgomento: ebbi la impressione che Donna Maruzza volesse baciarmi.<br />

A questo punto il ribrezzo mi vinse. Ah, come ci rende ingrati e vigliacchi la vita intellettuale! Liberai<br />

la mia mano dalla sua, presi dalla tasca un biglietto da cinquanta lire, glie lo porsi ed uscì totalmente<br />

sconvolto.<br />

In casa trovai mia madre seduta davanti al fuoco.<br />

- Ebbene – mi chiese – vedendo il mio turbamento, ti ha riconosciuto?<br />

- Non me ne parlare, mamma – risposi. – Sono disperato. Pensa… ho avuto la impressione netta,<br />

precisa che volesse baciarmi, e non ho avuto il coraggio di farlo… Non ci posso pensare… è orribile!<br />

- Oh, poveretta – esclamò mia madre – perché non l’hai baciata? Avrebbe avuta la illusione di essere<br />

baciata da suo figlio e sarebbe morta più tranquilla. Baciata e perdonata – soggiunse dopo una pausa –<br />

file:///C|/WINDOWS/Desktop/STORIE HTML colorato 418.htm (33 di 114) [03/09/2002 19.26.01]

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