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LA ZIA FRANCESCA

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<strong>LA</strong> <strong>ZIA</strong> <strong>FRANCESCA</strong><br />

capitano alle vecchie famiglie decadute. Ciononostante la signorina conservava nel vestire un decoro<br />

dignitoso; indossava sempre abiti belli, magari di seconda mano, ma bene adattati alla sua persona e<br />

non tralasciava mai dopo pranzo di farsi vedere sul suo balconcino a prendere il caffè, tenendo nelle<br />

mani, con grande delicatezza, come un artista sulla scena una bella tazzina di vecchia porcellana.<br />

In casa io in quel tempo ci stavo poco, ma quando mi ci trovavo mi capitava inesorabilmente, specie<br />

nel pomeriggio, la visita di un mio paesano; il quale con la scusa di far quattro chiacchiere e di<br />

narrarmi le sue avventure amorose, mi scroccava tutti i giorni un mezzo pacchetto di sigarette.<br />

Era costui uno di quegli spostati della piccola borghesia, che dopo una giovinezza sciupata a crearsi<br />

una posizione, in piccole carriere di natura provvisorie, si trovava ora a quarant’anni suonati, senza<br />

posizione, senza impiego, con un’ottima salute, un desiderio intenso di godere, senza avere i mezzi<br />

per farlo. Per tirare avanti in quel tempo aveva accettato un posto di istitutore in un convitto privato e<br />

si agitava tutto il giorno dietro una specie di idea fissa: trovare una moglie con danari, di qualunque<br />

età, di qualunque moralità, purché avesse alcune diecine di biglietti da mille.<br />

Affaticato in questa ricerca, un po’ perseguiva realmente, un po’ inventava le più strabilianti<br />

avventure. Per riuscire nel suo intento quel poco di denaro che guadagnava, lo spendeva a vestirsi in<br />

modo eccentrico: pantaloni alla scudiero, stivali, giacca di velluto, frustino col manico d’osso, guanti<br />

bianchi e un immancabile fiore all’occhiello. Così vestito e con due grandi baffi sparpagliati, in su,<br />

contro le guance, si presentava in casa mia tutti i pomeriggi, mi salutava con voce tonante, che<br />

rimbombava nella strada solitaria come un colpo di trombone, caracollava un po’ davanti alla finestra<br />

poi si sedeva e, sfilandole dal pacchetto uno dopo l’altra, fumava le mie sigarette con un’aria così<br />

compiaciuta come se mi facesse un favore.<br />

Alla mia padrona di casa aveva detto che era mio zio il barone di Capo Passero ed io ero stato<br />

incaricato di confermare questa referenza.<br />

Fumando appoggiato al davanzale della mia piccola finestra, un pomeriggio di primavera, il barone di<br />

Capo Passero, vide la Signorina che abitava nella casa di fronte, mentre ella sorbiva con la solita<br />

grazia contegnosa il caffè sul balcone. La signorina indossava una vestaglia di seta a fiorami che le<br />

modellava splendidamente la persona ben formata e ancora alquanto fresca.<br />

La signorina, quando vide quel fiero cavallerizzo che la fissava in modo così guerriero e aggressivo<br />

rispose con due o tre di quelle occhiate oblique e languide, che di alcune donne meridionali sono una<br />

straordinaria specialità: vogliono essere pudiche e sono sfacciate, vogliono significare timidezza e<br />

riserbo e sono tutta audacia e abbandono.<br />

- Perbacco – esclamò il barone di Capo Passero battendo il manico del frustino sulla coscia. Chi è<br />

quella bella castellana che abita qui di fronte?<br />

- Non saprei – risposi io, - quel che posso dirti è questo: che è signorina, e che ha una mamma che<br />

fuma sigari Virginia, e che piglia il caffè tutti i giorni: dunque vive di rendita.<br />

Queste brevi notizie e l’aspetto distinto della signorina eccitarono la fantasia del mio amico, che in<br />

ogni donna vedeva una possibile moglie con danari. Cominciò a frequentare la mia stanza anche<br />

quando io ero via di casa, e iniziò rapidamente con la signorina di fronte una regolare corrispondenza<br />

amorosa in base di baci mandati sulle punte delle dita, di sospiri e di ogni specie di gesti per farsi<br />

capire.<br />

La strada era così stretta, e la finestra disposta in modo tale, che il barone, stando a due passi dalla<br />

mia, e la signorina, a due passi dal suo balcone, potevano farsi tutti i segni che volevano, senza essere<br />

file:///C|/WINDOWS/Desktop/STORIE HTML colorato 418.htm (93 di 114) [03/09/2002 19.26.02]

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