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<strong>LA</strong> <strong>ZIA</strong> <strong>FRANCESCA</strong><br />
gola; poi mi pregò di aprire la finestra perché si sentiva mancare il respiro.<br />
L’aprii. Fuori vi era un nebbione scuro che fumava sui tetti e su gli alberi del parco. Un fiotto d’aria<br />
fredda entrò nella stanza.<br />
Ella riprese: "Sento che muoio, sorella, guardate in quella cassetta – me ne indicò una piccola di<br />
mogano sotto un tavolino, dentro vi sono delle lettere. Prendetele e buttatele sul fuoco".<br />
Io, come intontita, andai a prendere la cassetta, l’aprii e gliela portai sul letto. Vi erano dentro un<br />
quarantina di lettere, varie di buste e di scrittura. Ella le prese, le slegò, le rimestò un poco, come se<br />
volesse carezzarle tutte, poi me le porse. Io mi avvicinai al caminetto e le lasciai cadere sulla fiamma.<br />
La povera malata le guardava accartocciarsi e consumarsi lentamente, con un volto triste ma<br />
rassegnato. Quando furono tutte consumate la fissai negli occhi: pareva avessero visto calare nella<br />
tomba qualcuno.<br />
- Adesso è proprio finita – disse la poverina – adesso pensiamo all’anima, sorella. Io non voglio il<br />
confessore. Assolvetemi voi dei miei peccati, voi che siete come me una donna. Fatemi morire<br />
tranquilla!<br />
Suor Clementina sospende il suo racconto. Tira fuori ancora dalla manica la pezzuola e si asciuga il<br />
naso.<br />
- Dio mio, Dio mio… abbiate pietà di me!…<br />
- E tu – chiede suor Benedetta – che cosa hai risposto?<br />
- Io?… - fa, quasi atterrita, suor Clementina – io l’ho baciata sul volto e sui capelli e le ho mormorato:<br />
in nome di Dio e per la potestà che è data ad un cuore di donna, io ti assolvo di tutti i tuoi peccati.<br />
<strong>LA</strong> STRANIERA<br />
Quando scesero in quella stazione di un paesello della riviera jonica, in terra era già il crepuscolo, ma<br />
in alto e verso occidente era diffusa ancora una luminosità intensa.<br />
Dal treno deserto non scesero che loro due, marito e moglie, e un ferroviere con una lanterna ad<br />
occhio di bue e un fagotto sudicio sotto il braccio.<br />
La fermata fu brevissima. Appena essi ebbero posate le valigie in terra, il capotreno si sporse dal<br />
bagagliaio, emise un fischio, strano in quel silenzio melodioso della campagna, e tutto il convoglio si<br />
mosse cigolando.<br />
- È il mare? – chiese lei, udendo lo sciacquio dell’acqua dietro il muretto della ferrovia, e stupita di<br />
vederlo tanto piccolo e tranquillo, come un lago.<br />
- Sì, è il mare.<br />
- Andiamo – disse lui, e si caricò sulle spalle la sua grossa valigia, che sembrava una cassa da<br />
violoncello.<br />
Lei prese in mano quella più piccola e continuava a guardare intorno, trasognata, ora il capostazione,<br />
che seduto ad un tavolo del suo Ufficio continuava a battere il tasto di una macchina, ora il lume a<br />
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