Ricerca Corso Tecnico dell'Ambiente - Scuola Edile Taranto

soprattutto dalla qualità del gas emesso sa parte delle autovetture, dal grado di rimozione
da parte del terreno e dal grado di dispersione nelle alte sfere dell’atmosfera.
Poiché il CO ha un tempo medio di persistenza nell’aria (inferiore a tre anni) l’emissioni
complessive di tale inquinante sarebbero sufficienti a raddoppiare ogni 4-5 anni la
concentrazione nell’atmosfera. Poiché ciò non si verifica, si ipotizzano meccanismi di
rimozione o di conversione.
Il CO si forma nella combustione di combustibili fossili a base di carbonio secondo tre
processi: combustione incompleta di carbonio o di composti contenenti carbonio, reazione
ad elevata temperatura tra CO 2 e composti contenenti carbonio, dissociazione ad elevata
temperatura di CO 2 in CO e O.
Il monossido di carbonio deriva prevalentemente:
- dai mezzi di trasporto (91,4%) le cui emissioni dipendendone da vari fattori, come
rapporto aria-combustibile, temperatura dell’acqua di raffreddamento del motore,
caratteristiche tecniche della camera di combustione, stato di usura del motore;
- dai processi di produzione di ghisa e acciaio (2,76%);
- dalle raffinerie di petrolio;
- dalla combustione di carbone, olio combustibile e legno e dall’incenerimento dei
rifiuti;
- dalle industrie del legno e della carta;
- da forni per la rigenerazione della calce dal carbonato di calce;
- dalle attività vulcaniche, da incendi spontanei ed emissioni naturali di gas.
Il principale effetto tossico del CO consiste nella riduzione della capacità del sangue di
trasportare ossigeno. Infatti, avviene una reazione fra il CO e l’emoglobina (Hb) che porta
alla formazione di carbossiemoglobina (COHb) al posto della ossiemoglobina (O 2 Hb) con
conseguente riduzione del trasporto dell’ossigeno dai polmoni alle cellule del corpo.
Le principali conseguenze sono essenzialmente a carico dell’apparto cardiovascolare, del
sistema nervoso e del feto. Inalazioni di aria ad alta concentrazione di CO (superiore a
500 ppm) possono portare alla morte.
Per la misura dell’ossido di carbonio presente nell’atmosfera (D.P.C.M. 28 marzo 1983)
viene impiegato come metodo di riferimento un sistema automatico di misura
(spettrofotometro IR non dispersivo) fondato sull’assorbimento da parte del CO di
radiazioni infrarosse intorno a 4600 nm. La variazione di intensità della radiazione è
proporzionale alla concentrazione dell’ossido di carbonio.
181