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Ricerca Corso Tecnico dell'Ambiente - Scuola Edile Taranto

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I valori soglia definiti nelle seguenti tabelle sono riferiti al D.M. del 23 novembre 2001.<br />

Il Decreto, conformemente a quanto disposto dalla Commissione Europea, prevede che<br />

entro il 30 aprile di ogni anno, tutti i gestori dei complessi IPPC (Integrated Pollution<br />

Prevention and Control, la direttiva che tratta la riduzione dell'inquinamento dai vari punti<br />

di emissione nell'intera Unione Europea) le cui emissioni in aria (ed in acqua) superano i<br />

valori soglia indicati rispettivamente nelle tabelle 1.6.2 e 1.6.3 dell’allegato I, comunichino<br />

alle Autorità Competente e all’APAT i dati sulle emissioni relativi all’anno precedente. In<br />

caso di inosservanza degli obblighi previsti in materia di comunicazione dei dati sulle<br />

emissioni in aria ed acqua non sono previste sanzioni.<br />

Nelle tabella dell’allegato I sono riportate sottoliste specifiche, che indicano per ciascuna<br />

categoria di attività, i principali inquinanti, rispettivamente in aria (e in acqua).<br />

Le informazioni dichiarate andranno a costituire l’Inventario nazionale INES (Inventario<br />

Nazionale delle Emissioni e loro Sorgenti) e il Registro EPER (European Pollutant<br />

Emission Register).<br />

Si noti come i valori relativi alle emissioni siano tutti di gran lunga superiori ai valori soglia<br />

sanciti dalla normativa vigente. I punti di emissione critici in ILVA sono le centrali<br />

termoelettriche e gli impianti di produzione ghisa (con particolare riferimento all'area della<br />

cokeria) per quanto riguarda il biossido di zolfo e il biossido di azoto, mentre per quanto<br />

riguarda le polveri convogliate soprattutto gli impianti di agglomerazione. Anche per la<br />

raffineria AGIP e per la CEMENTIR, i maggiori contributi (SO 2 e NOx) provengono dagli<br />

impianti di combustione primaria e dagli impianti di produzione energia. Altrettanto<br />

importanti, anche se più difficilmente quantizzabili sono le emissioni di tipo diffuso,<br />

principalmente polveri, provenienti dalle lavorazioni per la preparazione degli agglomerati<br />

e dalla loro movimentazione, nonché dai parchi di stoccaggio dei prodotti, da operazioni<br />

nelle zone di travaso - pontili e pensiline - e dalle aree di stoccaggio dei prodotti petroliferi.<br />

In particolare concreto è il rischio di emissioni diffuse di vapori di idrocarburi nell'atmosfera<br />

a causa di difettoso funzionamento delle coperture cosiddette a tetto galleggiante dei<br />

serbatoi che contengono i prodotti più leggeri come le benzine ed i distillati.<br />

Possiamo quindi affermare con decisione che esiste ed è tangibile l’impatto ambientale<br />

che queste industrie creano sul territorio tarantino, tanto da dover allarmare l’opinione<br />

pubblica, specie di coloro che abitano in prossimità degli impianti.<br />

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