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Ricerca Corso Tecnico dell'Ambiente - Scuola Edile Taranto

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ENERGIA MAREMOTRICE (OCEANI, MAREE E MOTO ONDOSO)<br />

Anche le acque degli oceani costituiscono un’enorme riserva di energia. Il sistema di<br />

sfruttamento di questa forma di energia si basa sulla differenza di temperatura fra le calde<br />

acque superficiali, esposte all’irraggiamento solare, e quelle fredde del fondo. L’acqua<br />

calda è utilizzata per trasformare un fluido in vapore, il quale a sua volta aziona una<br />

turbina per produrre elettricità. Il vapore viene successivamente fatto passare in un<br />

condensatore, alimentato con l’acqua fredda degli strati marini più profondi. Questo<br />

sistema di produzione di elettricità viene definito OTEC (Ocean Thermal Energy<br />

Conversion). Esistono due diversi metodi OTEC: uno è detto a ciclo chiuso, perché utilizza<br />

come fluido intermedio un liquido a basso punto di ebollizione, freon o ammoniaca, che<br />

viene riutilizzato continuamente; l’altro è detto a ciclo aperto, perché l’acqua stessa viene<br />

utilizzata per produrre vapore e, dopo ciascun ciclo, viene ricondotta allo stato liquido e<br />

scaricata in mare.<br />

Se si costruisse una rete di centrali OTEC capace di convertire in energia elettrica anche<br />

solo lo 0,1% dell’energia termica immagazzinata nei mari, si riuscirebbero a produrre 14<br />

milioni di megawatt, pari a circa 20 volte la potenza elettrica attualmente generata negli<br />

Stati Uniti.<br />

Fino a oggi, gli impianti OTEC realizzati sono stati del tipo a ciclo chiuso, e tutti a scopo<br />

sperimentale. Ciò malgrado, gli impianti a ciclo aperto sembrano più vantaggiosi, sia<br />

perché le acque fredde di scarico possono venire riutilizzate per diversi scopi (colture<br />

marine su vasta scala, o refrigerazione e condizionamento degli edifici), sia perché non<br />

comportano alcun rischio di inquinamento, impiegando solo acqua nel ciclo di lavoro.<br />

Le maggiori difficoltà connesse alla realizzazione di un sistema OTEC riguardano la<br />

costruzione delle grosse condotte necessarie per il trasporto dell’acqua fredda, che<br />

dovrebbero avere un diametro di circa due metri e una lunghezza intorno ai due chilometri.<br />

Agli inizi degli anni Ottanta, il National Energy Laboratory dello Stato delle Hawaii, negli<br />

Stati Uniti, considerato il centro più importante per questo tipo di sperimentazione, ha<br />

posato un tubo della lunghezza di 1,5 chilometri, benché di soli 30 cm di diametro.<br />

Attualmente il centro è impegnato nella realizzazione di una tubatura della medesima<br />

lunghezza, ma con un diametro tre volte superiore, e nella ricerca dei materiali più adatti a<br />

costruire questo tipo di condotte, confrontando vetroresine, cemento armato, elastomeri,<br />

acciaio e materiali compositi.<br />

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