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Ricerca Corso Tecnico dell'Ambiente - Scuola Edile Taranto

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appresentato da quelle particelle che riescono a raggiungere gli alveoli polmonari dando<br />

luogo ad un possibile assorbimento nel sangue con conseguente intossicazione.<br />

Oggi la situazione risulta ancor più aggravata dalla presenza in atmosfera di<br />

nanoparticelle, cioè particelle formate da aggregati atomici o molecolari con un diametro<br />

compreso tra 2 e 200 nm. Come regola generale, più una particella è piccola, più è<br />

aggressiva, ma questa aggressività non si accresce in maniera analogica con il diminuire<br />

delle dimensioni. La cosa risulta evidente se si prendono in considerazione le PM2,5, vale<br />

a dire il particolato sospeso in atmosfera il cui diametro aerodinamico medio 3 è uguale o<br />

inferiore a 2,5 micron. Un incremento nella concentrazione atmosferica di questo materiale<br />

comporta un incremento parallelo nella mortalità cardiogena. Le origini delle nanoparticelle<br />

sono pressoché identiche a quelle del particolato, ma i grandi responsabili del problema<br />

sono i procedimenti ad alta temperatura che oggi sono diventati comuni, soprattutto<br />

nell’industria. Dunque, i motori a scoppio, le fonderie, i cementifici, gl’inceneritori e i<br />

termovalorizzatori, le esplosioni in genere, e giù fino ad operazioni apparentemente più<br />

innocue come quelle di saldatura. Se le temperature sono elevate, molte sostanze<br />

volatilizzano per poi ricondensarsi sotto forma di quelle particelle che abbiamo descritto e<br />

che, stante la loro massa piccolissima, si comportano alla stregua di un gas, restando<br />

sospese in aria anche per mesi.<br />

In presenza d’insediamenti industriali o d’impianti a caldo per il trattamento dei rifiuti, di<br />

norma si eseguono indagini sulla qualità dell’aria allo scopo di individuare inquinanti come<br />

ossidi di carbonio e ossidi d’azoto, o composti come gli organoalogeni (per esempio, le<br />

diossine), che si formano in condizioni di combustione incompleta; inoltre, metalli pesanti<br />

che vengono liberati nell’aria spesso in forma ionica, per poi raggrupparsi in particelle<br />

solide che non di rado, se la temperatura è sufficientemente alta, formano leghe del tutto<br />

casuali. E sono proprio queste particelle ad essere responsabili delle nanopatologie.<br />

Esse sono le malattie provocate da micro e,soprattutto, nanoparticelle inorganiche che in<br />

qualche modo riescono a penetrare nell’organismo, umano o animale che sia, attraverso<br />

l’inalazione oppure la pelle. Recenti studi hanno mostrato che particelle di dimensione fino<br />

ad 1 micron di diametro possono penetrare tanto a fondo nella pelle da raggiungere il<br />

sistema linfatico. L’allarme riguarda i cosmetici ed è stato lanciato dall’Agenzia di<br />

protezione ambientale americana (EPA) la quale afferma che questi additivi, tra i quali<br />

ricordiamo l’ossido di titanio (il pigmento bianco usato nelle vernici e come rivestimento di<br />

alcune medicine), comunemente utilizzati nelle creme solari (per la loro proprietà di<br />

assorbire i raggi ultravioletti), nei dentifrici e in altri cosmetici, a contatto con tessuti estratti<br />

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