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In questo numero - L'IRCOCERVO

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l a r i v i s t a d e l l e l i b e r t à<br />

Il vaso di Pandora<br />

degli archivi sovietici<br />

di Giancarlo Lehner<br />

Le date sono il sale della storiografia e<br />

in certi casi marcano la soglia tra la nebbia<br />

della disinformazione e il nitore della<br />

verità.<br />

Il 19 agosto 1991 è una giornata memorabile,<br />

dimostratasi decisiva per riempire<br />

le molte pagine bianche della storia comunista<br />

e per smascherare sbianchettamenti<br />

e dissimulazioni dei comunisti, non<br />

esclusi quelli italiani.<br />

Non è ancora l’alba e l’agenzia Tass annuncia<br />

la sostituzione di Gorbaciov con<br />

Ghennadi Ianaiev, per gravi motivi di salute.<br />

Che si tratti di un putsch e non di<br />

un’improvvisa patologia invalidante lo si<br />

evince dall’ultima riga del lancio, dove si<br />

parla di stato d’emergenza della durata di<br />

sei mesi.<br />

Alle ore 7 e 12 si apprendono i nomi dei<br />

veri capi: Valentin Pavlov (primo ministro),<br />

Vladimir Kriuchkov (Kgb), Boris Pugo<br />

(<strong>In</strong>terni), Dmitri Iazov (Difesa). Fa<br />

pensare la stranezza che siano non avversari,<br />

bensì stretti colllaboratori del<br />

presidente destituito, tutti personalmente<br />

nominati da Gorby.<br />

Il centro di Mosca è invaso dai tanks della<br />

divisione Tamanskaja, quando, intorno, alle<br />

ore 9 si viene a sapere che Gorbaciov è<br />

agli arresti domiciliari.<br />

Ebbene, proprio in tali accadimenti si cela<br />

l’origine di quell’evento epocale che fu<br />

l’apertura degli archivi sovietici, in particolare,<br />

dell’archivio del Comitato Centrale<br />

del Pcus situato in via Ilinka a Mosca.<br />

100<br />

Come spesso accade nelle cose umane<br />

la svolta è il prodotto di una beffarda eterogenesi<br />

dei fini.<br />

I neobolscevichi guidati da Pavlov (ma il<br />

“cervello” è Kriuchkov) tentano l’estrema<br />

carta, il colpo di Stato, per rimettere in<br />

piedi il regime ed il partito. È un golpe<br />

anomalo e denso di ambiguità – si dubita<br />

che lo stesso Gorbaciov abbia mandato<br />

avanti i golpisti –, tuttavia, l’azione di<br />

forza appare subito debole ed improbabile,<br />

certamente priva dell’appoggio convinto<br />

dell’Armata rossa, del Gru e soprattutto<br />

dei colonnelli del Kgb.<br />

Armata rossa e Lubjanka, certo, non potevano<br />

vedere di buon occhio un’operazione<br />

politica violenta che, fra gli altri obbiettivi,<br />

mirava a ripristinare la tradizionale<br />

egemonia del Pcus sugli apparati dello<br />

Stato, un antico tradizionale predominio,<br />

messo in discussione la prima volta<br />

da Berija che finì, per quel tentativo, ammazzato.<br />

Dopo il boia georgiano, altri osarono indebolire,<br />

se non colpire, il primato della<br />

“politica”, cioè del Pcus, rimanendo sistematicamente<br />

travolti.<br />

È solo con l’avvento di Andropov che tutto<br />

si ribalta: dal novembre 1982, è il Kgb<br />

a dominare, tant’è che il partito comunista<br />

è costretto ad operare sotto il controllo<br />

della Lubjanka.<br />

Fatto è che il Kgb ha selezionato un<br />

gruppo dirigente di gran lunga più preparato,<br />

aggiornato, informato dei “politici”

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