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Fra questi, a parte le carte sui finanziamenti<br />
del Pcus, che Bigazzi, prima di me,<br />
andava diligentemente raccogliendo, i<br />
più importanti riguardano la seconda<br />
“Gladio rossa” del Pci, quella del periodo<br />
1967-1981.<br />
Un giorno, verso l’ora di pranzo, uscendo<br />
dalla sede delle “Izvestia”, vengo aggredito<br />
da quattro figuri. Ivan, il mio accompagnatore,<br />
mi aiuta a metterli in fuga,<br />
non prima di averli marcati ben bene di<br />
calci e cazzotti.<br />
Alla fine, io zoppico un po’ per un calcio<br />
sulla coscia sinistra e l’angelo custode<br />
russo ha un occhio pesto.<br />
Nulla di che, tant’è che invece del pronto<br />
soccorso prendiamo la strada di un’osteria.<br />
Ivan, davanti a cento grammi di vodka<br />
ed a un piatto di fagioli, mi dice: «Russi?<br />
Ma no, quelli erano italiani».<br />
Secondo me, si sbagliava, per quanto<br />
uno strano articolo pubblicato dall’“Unità”<br />
gli desse ragione.<br />
Il primo documento che recupero è quello<br />
che prova l’azione diretta di Ugo Pecchioli<br />
nell’organizzazione della struttura<br />
illegale e paramilitare del Pci.<br />
La scoperta racchiude un paradosso:<br />
proprio nell’autunno del 1993, lo stesso<br />
Ugo Pecchioli, che aveva mandato, nel<br />
1976, dei comunisti italiani ad addestrarsi<br />
presso il Kgb, era stato nominato presidente<br />
della commissione di controllo<br />
sui servizi segreti italiani.<br />
<strong>In</strong>somma, un po’ come il conte Dracula<br />
eletto alla presidenza dell’Avis.<br />
La notizia è sconvolgente, solo che non<br />
so a chi farla giungere, visto che in quel<br />
momento, il Italia, la marea antisocialista<br />
sta salendo ai livelli massimi.<br />
L’“Avanti!” è in coma profondo e, comunque,<br />
non è il medium giusto per dare credibilità<br />
e risonanza allo scoop.<br />
l a r i v i s t a d e l l e l i b e r t à<br />
104<br />
Da giornalista senza giornale e da socialista<br />
senza Psi metto a punto un percorso<br />
anomalo, un faticoso gioco di sponda,<br />
per far giungere in buca il documento.<br />
Era appena uscito a Mosca il settimanale,<br />
“Stolitsa” (La Capitale).<br />
Io conoscevo un suo giovanissimo redattore,<br />
Voronov – oggi, è un autorevole<br />
giornalista –. Me l’aveva presentato Andrej<br />
Mironov, un uomo eccezionale che<br />
s’era fatto spaccare tutti i denti senza cedere<br />
di un millimetro ai torturatori del Kgb,<br />
grande indomabile dissidente, l’ultimo prigioniero<br />
politico liberato da Gorbaciov.<br />
A Voronov propongo uno scambio vantaggioso:<br />
ti cedo lo scoop in cambio di<br />
niente, a patto che tu dia la notizia alle<br />
agenzie di stampa e in particolare all’italiana<br />
“Ansa”.<br />
Considerando la deriva filocomunista dei<br />
nostri media, il giorno dell’uscita di “Stolitsa”,<br />
corro alla sede “Ansa” di Mosca<br />
per vigilare.<br />
Lì vi trovo Squillante – uno dei figli del<br />
giudice –, che ricordo sofferente, con un<br />
collarino forse per un colpo di frusta.<br />
Squillante fa il suo dovere di giornalista e<br />
il documento tratto dall’archivio del Cc<br />
del Pcus, datato 30 gennaio 1976 e firmato<br />
da Boris Ponomariov, giunge in<br />
tempo reale nelle redazioni italiane.<br />
<strong>In</strong> quel testo sta scritto:<br />
«Il compagno Ugo Pecchioli della direzione<br />
della segreteria del Pc... ha rivolto<br />
al Cc del Pcus la richiesta dell’assistenza<br />
al Pc per l’addestramento di istruttori, radiotelegrafisti,<br />
esperti di tecniche di partito,<br />
di realizzazione di rifugi segreti, di individuazione<br />
di microspie, ed ha rivolto richiesta<br />
di aiuto anche per la fabbricazione<br />
di documenti italiani in bianco, da utilizzare<br />
sia all’interno che all’estero....».<br />
<strong>In</strong> Italia, l’aria è bestiale al punto che il