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l a r i v i s t a d e l l e l i b e r t à<br />
su una forza di partenza rispettabile fra il<br />
Pci e i partiti che si rifacevano al socialismo<br />
e alla sinistra. L’alternativa di sinistra<br />
postulava tuttavia, per essere proposta,<br />
sia pure per il futuro, una revisione<br />
da parte del Pci dopo le polemiche laceranti<br />
create attorno alla politica di Craxi<br />
all’indomani della sua assunzione della<br />
segreteria del partito nell’estate 1976.<br />
Sarebbe stato anche necessario un ripensamento<br />
sul socialismo europeo, in<br />
specie dinanzi agli evidenti scricchiolii<br />
dell’edificio comunista in Europa. Un<br />
percorso, quest’ultimo, reso impossibile<br />
dalla ripresa dei rapporti con Mosca per<br />
l’affare dei missili, oltreché dal rischio di<br />
regalare a Craxi, che del socialismo europeo<br />
si era fatto apostolo in Italia, un argomento<br />
decisivo a suo favore.<br />
<strong>In</strong> ogni caso, né la base galvanizzata<br />
dal riconoscimento di una sua superiorità<br />
etica e antropologica, né il gruppo<br />
dirigente, né l’apparato culturale erano<br />
in grado di proporsi una simile prospettiva<br />
che avrebbe comportato il rischio di<br />
un passaggio dell’egemonia politica<br />
della sinistra dal Pci al socialismo democratico.<br />
Le nuove posizioni di Berlinguer suscitarono<br />
soprattuto a sinistra e nel Psi polemiche,<br />
e fra l’altro ovvie obiezioni e accuse<br />
di impotenza politica, di immobilità.<br />
Esse rivelarono anche, però, l’esistenza<br />
di una strategia conservatrice della quale<br />
il Pci non tardò a giovarsi. Anche perché<br />
la scelta comunista fornì nell’immediato<br />
alla Dc delle opportunità delle quali<br />
un’area consistente di quel partito non<br />
tardò ad approfittare. Alla sinistra democristiana<br />
di De Mita, e non solo ad essa,<br />
si offrì una sponda amplissima per tenere<br />
a bada la politica riformista avviata<br />
energicamente dal Psi di Craxi. La Dc,<br />
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insomma, e le forze conservatrici si trovarono<br />
a disporre come risultato dell’ostilità<br />
verso il craxismo del Pci di una potenza<br />
di fuoco preziosa ai fini della conservazione<br />
degli equilibri politici. E tutto<br />
ciò mentre Berlinguer dal suo canto riconquistava<br />
una sorta di monopolio dell’opposizione<br />
di massa nel Paese.<br />
E, un po’ paradossalmente ma non tanto,<br />
la nuova strategia del Pci fruì dell’appoggio<br />
di vasta parte dell’establishment<br />
politico che si sentì minacciato dalla forza<br />
e dalla determinazione del Psi tornato<br />
a essere un protagonista dinamico<br />
nelle vicende nazionali.<br />
Il Pci restava disponibile nell’animo dei<br />
militanti e del grosso degli elettori a una<br />
rivoluzione immaginaria, che non farà<br />
mai, che non tenterà neppure di fare,<br />
conservando invece le sue forze, pur<br />
sempre poderose, per un futuro del tutto<br />
incerto, ma nel quale il partito di Berlinguer<br />
conservava posizioni importanti. <strong>In</strong><br />
effetti nelle elezioni politiche successive<br />
a quelle del 1979, celebrate nel giugno<br />
1983, dopo quattro anni di permanenza<br />
nel limbo della “diversità” il Pci riconquistò<br />
il 30% dei voti (29,9) mentre il Psi riuscì<br />
faticosamente a raggiungere l’11%,<br />
bloccato nella sua crescita dalla opposizione<br />
nel corpo sciale del Paese del coriaceo<br />
blocco di potere comunista, e al<br />
centro e sulla destra dall’opposizione,<br />
più sotto traccia ma persistente e tenace,<br />
della Dc nella versione della demitiana<br />
“sinistra di base”.<br />
Rileggiamo, con Baudrillard: «Il Pc è l’ultimo<br />
garante della posta in gioco, non<br />
importa se di simulazione. Ecco perché<br />
la sua esistenza, la sua legittimità sono<br />
tabù da un lato all’altro dello schieramento<br />
politico... Il Pci ha fatto un buon