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Verso il Partito Democratico La Margherita è un fenomeno complesso che ha le sue origini nella permanenza di una forte influenza democristiana nelle regioni meridionali e soprattutto in Calabria, Campania, Sicilia e Basilicata. La crisi della Dc nel nord non ha avuto una eguale influenza nel sud, in cui la Democrazia cristiana non era tanto come nel nord dovuta alla organizzazione ecclesiastica, ma aveva radici nella clientela meridionale, cioè nel rapporto tra notabili ed elettori. Un’organizzazione fondata sul rapporto di fiducia personale. Tuttavia la crisi della Dc, avvenuta al nord, ebbe conseguenze in tutte le aree, sia quelle rosse dell’Italia centrale, sia a Roma, sia nel mezzogiorno. La Dc meridionale aveva una sua realtà di organizzazione e una sua cultura politica. Le figure più significative della Dc vennero dal sud, specie dopo la generazione che era stata nel partito di Sturzo. Ma tuttavia la crisi della Dc al nord travolse anche quella meridionale, rese impossibile la formazione del partito fondato sull’unità dei cattolici come era stata la Dc. Occorreva quindi determinare un’altra forma per conservare la struttura democristiana delle clientele meridionali. E l a r i v i s t a d e l l e l i b e r t à Margherita, un puzzle da interpretare di Gianni Baget Bozzo 26 questa venne offerta proprio dal nord, ma da una zona singolare del nord, il Trentino, in cui, come nel sud, la Dc aveva radici quasi etniche. Era stata l’espressione del popolo trentino anche sotto regime austriaco. <strong>In</strong>oltre la facoltà di Sociologia realizzata a Trento era stata una delle matrici del ’68, uno dei luoghi preferiti dei cattolici del dissenso. L’idea di creare una alleanza composita di democristiani e di laici nacque con una lista alle elezioni provinciali del Trentino, denominata appunto la Margherita, per indicare la pluralità dei petali che vi convenivano. Ma il nome corrispondeva anche al desiderio di trovare un riferimento per il leader designato dall’alleanza di centrosinistra, Romano Prodi, che desiderava avere un insediamento nel mondo cattolico, ma senza radicarsi in un partito che fosse formalmente cattolico o composto prevalentemente da cattolici. La Margherita diviene perciò il punto di raccordo dei cattolici che pensavano a un rapporto organico con la sinistra postcomunista, ma fatto in modo di comprendervi non formalmente, la componente cattolica. Tuttavia la forza elettorale della Margherita era soprattutto nelle regioni del sud: e la Campania era la ter-
l a r i v i s t a d e l l e l i b e r t à ra in cui le clientele democristiane avevano posto più organicamente radici. Ma il personale politico democristiano era tutto troppo connotato nei suoi vertici perché gli uomini della Dc potessero comparire in primo piano. Tanto più che la figura fondamentale della Campania democristiana era Ciriaco De Mita, che rappresentava, con la sua stessa figura, la continuità con la Dc storica. La sinistra di De Mita aveva sempre conservato i rapporti con il Pci e preferiva l’alleanza con i postcomunisti piuttosto che quella con i socialisti, anche se doveva esprimerla in un modo improprio, mantenendo nel mutuo riconoscimento la differenza dell’alternativa. Non a caso, l’amnistia dell’89, sui finanziamenti ai partiti politici, che contribuì a rendere inagibili le azioni contro il finanziamento sovietico del Pci, servì anche a rendere inagibili le azioni della magistratura contro la segreteria De Mita, che appunto nel ’89 era venuta meno e non aveva avuto più parte nella gestione finanziaria del partito. La sinistra democristiana aveva, con la Segreteria Martinazzoli, gestito il cambiamento del nome da Democrazia cristiana a Partito popolare, aveva prodotto la legge elettorale maggioritaria con quota proporzionale ed aveva salvato nella quota proporzionale tutti gli esponenti della sinistra democristiana, rimasta ormai l’unico agonista politico di quella cultura. Bisognava dunque ricomporre le clientele democristiane del mezzogiorno con laici non comunisti per togliere alle clientele democristiane del sud la figura di partito cattolico e dargli 27 una linea anodina, fondamentalmente legata alla collaborazione con i Ds. Il rinato Partito popolare corrispondeva nel mondo democristiano al cambiamento avuto nel mondo comunista con il passaggio del Pci al Pds. La Margherita era un partito che non aveva definizioni ideologiche e i suoi deputati europei si iscrissero nel Parlamento europeo nei democratici liberali proprio per garantire il suo carattere culturalmente non democristiano. Leader della Margherita divenne un giovane della scuola di Marco Pannella e resosi da lui autonomo con la scelta ambientalista: Francesco Rutelli. La sua conversione religiosa divenne a un tempo il punto di riferimento implicito con i postdemocristiani senza alterare la sua storia radicale ed ambientalista. Le clientele democristiane meridionali si esprimevano con volti diversi da quelli classici democristiani. La Margherita non poteva caratterizzarsi che con la più marcata ostilità al movimento di Silvio Berlusconi, perché questa avversità era l’unica chiave possibile all’identità di forze politiche: quelle dei prodiani e quelle dei laici come Bianco e Bordon. Ma l’altro problema della Margherita era la componente prodiana. Con Arturo Parisi si prefigurava un risultato più ambizioso: quello di superare la forma partito in uno schieramento molteplice in cui fossero superate anche le identità democristiane e comuniste. Ma la forza della Margherita era la componente postdemocristiana. Diveniva per tanto necessario trovare un punto di identità con le nuove richieste poste dal mondo cattolico specie in materia di fa
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