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l a r i v i s t a d e l l e l i b e r t à<br />
la distribuzione e delle tasse. Il ministro<br />
Bersani vuole intervenire liberalizzando la<br />
distribuzione che, sul totale del costo, incide<br />
per una parte minimale, sotto al 5%.<br />
Tanta propaganda che non cambierà più<br />
di tanto la situazione e soprattutto non<br />
solleverà i conti delle famiglie italiane a fine<br />
mese. Perché questa “liberalizzazione”<br />
non intacca il monopolio dei produttori<br />
né quello delle grande compagnie petrolifere<br />
(che certo hanno anche in mano<br />
la distribuzione), né tanto meno libera il<br />
prezzo dalle tante accise governative (le<br />
tasse che gravano sul carburante). <strong>In</strong>somma,<br />
alla fin fine si vanno a colpire i<br />
gestori delle pompe di benzina, che certo<br />
non possiamo mettere sullo stesso piano<br />
delle compagnie petrolifere.<br />
Così come i barbieri o i farmacisti, non<br />
sono certo loro i monopolisti che fanno il<br />
bello e il cattivo tempo sul mercato dei<br />
prezzi.<br />
Sono, infatti, i monopoli ed i cartelli che<br />
detengono la possibilità di fissare a loro<br />
piacimento i prezzi e poco può la presenza<br />
delle varie Autority che in Italia non<br />
hanno né poteri né strumenti di intervento<br />
per poter espellere dal mercato un<br />
operatore che esercita in modo scorretto<br />
forte di un regime di monopolio. Le Autorità<br />
possono soltanto limitarsi a sanzionare<br />
i comportamenti come un arbitro però<br />
privo di fischietti e dei cartellini gialli o<br />
rossi di ammonimento o di espulsione.<br />
Il rischio quindi che il Paese arriverà a<br />
mani nudi alla scadenza Ue del primo luglio<br />
è concreto. Cosa accadrà quindi<br />
quando si dovrà applicare la piena libertà<br />
di domanda e offerta nel campo dei<br />
servizi pubblici?<br />
Il consumatore senz’altro è pronto ad andarsi<br />
a cercare la migliore offerta sul<br />
mercato, ma la domanda troverà un’offerta<br />
diversificata?<br />
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Oppure, l’offerta diversificata che va a<br />
cercare il consumatore in realtà viene<br />
strozzata dal fatto che la rete di distribuzione<br />
del gas, per esempio, è in mano ad<br />
un unico soggetto che è il proprietario,<br />
nel caso del gas, del tubo che arriva dentro<br />
casa?<br />
Per riuscire a realizzare, davvero, le liberalizzazioni<br />
occorre creare condizioni di<br />
mercato uguali per tutti i soggetti che vogliono<br />
operare.<br />
Come? Separando in modo netto la proprietà<br />
delle differenti rete di distribuzione,<br />
dalla loro gestione.<br />
E tenendo ben distinte le liberalizzazioni<br />
dalle privatizzazioni. Perché vendere le<br />
partecipazioni dello Stato a operatori privati,<br />
trasferendo un monopolio pubblico a<br />
uno privato, non è certo un’operazione di<br />
democrazia.<br />
Ciò che è accaduto negli anni scorsi è<br />
bene tenerlo presente, per evitare di<br />
commettere nel futuro gli stessi errori. E<br />
occorre cambiare in modo radicale la politica<br />
economica finora adottata dal nostro<br />
Paese.<br />
Telecom Italia, Autostrade, ma anche la<br />
privatizzazione della Centrale del Latte di<br />
Roma, sono gli esempi più eclatanti del<br />
flop delle liberalizzazioni e privatizzazioni<br />
targate made in Italy, che non a caso portano<br />
tutte la firma dei governi di centro-sinistra.<br />
Il governo D’Alema vendette sia la Telecom<br />
Italia, che Autostrade senza aver<br />
prima affrontato la liberalizzazione della<br />
rete telefonica o delle concessioni nel caso<br />
di Autostrade.<br />
<strong>In</strong> entrambi i casi chi ha comprato, Colaninno<br />
per la Telecom e i Benetton per<br />
Autostrade ha fatto un grande affare, acquistando<br />
ad un prezzo che non teneva<br />
conto dei futuri redditi, cioè a prezzi da<br />
saldo.