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Il doppio caso delle fotografie compromettenti di Silvio Sircana che il settimanale Oggi del gruppo Rizzoli Corriere della Sera (RCS MediaGroup) ha comperato per 100.000 euro, tenendole nel cassetto, e di quelle riguardanti Silvio Berlusconi nella sua villa, che tiene per mano e forse accarezza alcune giovani donne, solleva una grossa questione sul rapporto fra questo gruppo editoriale e le banche e imprese industriali che ne sono proprietarie. In un caso le foto sono state comperate da un servizio effettuato in modo legittimo, sebbene furtivo, in uno spazio pubblico. Nell’altro caso si tratta di foto che sono state comperate da un servizio effettuato abusivamente violando uno spazio privato. Nel primo caso non vi era alcuna ragione legale per non pubblicare, le foto ma la loro pubblicazione non ha avuto luogo. Nel secondo la loro pubblicazione era illegittima, ma è avvenuta, pur sapendo che ciò avrebbe comportato una querela di parte. In entrambi i casi le foto riguardano la vita privata di uomini pubblici. Nel primo caso l’assistente più stretto del presidente del consiglio, nel secondo l’ex presidente del consiglio. Nel primo caso per altro le foto riguardavano un’attività non commendevole, di ricerca di prostituti, per parlare con l a r i v i s t a d e l l e l i b e r t à Conflitto di interesse e la proprietà dei giornali di Francesco Forte 86 loro o forse per altre ragioni. Nel secondo caso si tratta di una attività che non è commendevole per i sessuofobi. Per l’opinione pubblica il giudizio è, inevitabilmente diverso. Nel primo caso, però compromettono la credibilità dell’interessato. Nel secondo i giudizi sono molto controvertibili. Solo i sessuofobi possono pensare che una persona importante e in età che nella sua villa, in privato, si lasci andare un poco, con delle donne giovani, sia un anormale o faccia qualcosa che è contrario al suo ruolo pubblico. In entrambi i casi le foto possono infastidire le famiglie degli interessati. E in entrambi i casi possono giovare alle vendite di un settimanale a grande tiratura dedito sostanzialmente alla cronaca leggera. Il comportamento del direttore di Oggi che ha pubblicato le foto di Berlusconi rende incomprensibile o sospetto il comportamento dello stesso direttore che non ha pubblicato quelle di Sircana. Semmai vi erano ragioni per fare l’opposto, dal punto di vista puramente giornalistico, in cui vale il motto per cui un cane che morde un uomo senza fargli male non è una notizia mentre un uomo che morde un cane, senza fargli male, lo è. E quindi, posto ciò, occorre rifarsi alla proprietà dei giornali e ai
l a r i v i s t a d e l l e l i b e r t à vincoli espliciti o impliciti che essa pone alla loro indipendenza Nel caso di Oggi del gruppo Rizzoli si tratta di alcune fra le maggiori banche e imprese italiane, un “salotto” con fiocchi e controfiocchi. Infatti, il patto di sindacato che controlla RCS col 63,57% del capitale è composto da Mediobanca col 13,2%,da Fiat col 10,91, da Intesa San Paolo col 4,76 per cento, dal gruppo Pirelli (che controlla Telecom Italia) col 4,8 per cento e da altre società assicurative, e industriali. La quota del patto sindacale – 63,57 – è elevatissima. Si spiega coi difficili equilibri di questa corazzata del potere. Si noterà che Mediobanca controllata da una galassia di grandi banche, assicurazioni, imprese industriali di varia grandezza, non è decisiva per la maggioranza del 50% più uno. C’è nella proprietà anche Intesa San Paolo, aspra rivale di Mediobanca, che aspira a detronizzarla e che è molto vicina al premier Prodi, mentre Mediobanca punta su altri cavalli, pur essendo in maggioranza schierata, in modo abbastanza esplicito, per il centrosinistra attuale. Si può supporre che il possesso di imprese editoriali da parte di banche e industrie sia motivato da obbiettivi di profitto. Ma quando si tratta di un gruppo così vasto ed eterogeneo di primari soci finanziari e manifatturieri, non si può fare a meno di pensare che ci possano essere anche altri obbiettivi. E ciò tanto più in quanto il direttore del Corriere della Sera ha apertamente dichiarato che il suo giornale, nelle elezioni politi- 87 che, appoggiava Prodi contro Berlusconi. E visto il piccolo scarto di voti fra i due, non si può dire che si trattasse di una uscita per legare il carro a quello del vincitore. Si è trattato di una uscita che ha fatto perdere copie vendute, quindi fatturato, al Corriere della Sera, in cambio di voti che hanno determinato la vittoria di Prodi che, certamente, i sondaggisti del Corriere, nei sondaggi veri, non quelli edulcorati pubblicati dalla stampa alleata del centro sinistra, davano per barcollante. Dunque, i giornali a questi gruppi bancari, all’occorrenza, servono per esercitare una pressione sul mondo politico, per modificare i rapporti di potere politico. L’amministratore delegato di RCS è, dal 12 settembre 2006, Antonello Perricone. Anche se si tratta di un noto tecnico del settore, è l’uomo che il premier Romano Prodi voleva diventasse direttore generale della Rai e che è stato bocciato dal consiglio di amministrazione, che gli ha preferito Claudio Cappon, considerato più vicino alla Margherita e meno al premier. Attualmente è in gioco una importante partita, nel campo della telefonia e delle linee aeree, delle grandi opere, in particolare la Tav e le autostrade. E fra le banche e industrie che fanno parte del patto di sindacato che controlla RCS è in corso una vertenza per l’acquisto di Olimpia, con cui Tronchetti Provera, capo di Pirelli, controlla Telecom. La compagnia nata dalla fusione di Intesa San Paolo si è articolata in branche di affari e uno di questo è costituito dalle grandi opere. In ciò il governo ha un potere come
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