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In questo numero - L'IRCOCERVO

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del regime. Democratiche erano le repubbliche<br />

satelliti dell’Urss. Democratica<br />

quella sinistra indipendente dietro la quale<br />

il Pci si nascondeva per evocare l’immagine<br />

di un pluralismo interno, che mascherasse<br />

il nocciolo duro del centralismo<br />

democratico. Democratici erano i<br />

paesi non allineati. Ma non Tito, almeno<br />

nel periodo della sua dura contrapposizione<br />

alla Terza internazionale. Quando<br />

era solo un traditore revisionista. Lo divenne<br />

solo dopo, quando cambiò la politica<br />

estera sovietica, nel tentativo di utilizzare,<br />

in funzione antioccidentale, il movimento<br />

dei non allineati. Democratiche<br />

erano alcune componenti della Dc, ma<br />

non Saragat servo degli americani. Non<br />

Nenni dopo la fine del “Fronte popolare”.<br />

Mai quei socialisti che fecero dell’autonomia<br />

la loro bandiera. Questi ultimi erano<br />

solo una “terza forza”, come venivano<br />

definiti dai vertici del Pci: l’ostacolo che<br />

impediva l’incontro storico delle grandi<br />

masse popolari sotto la grande bandiera<br />

di un progressismo a senso unico.<br />

Qual è, quindi, il riferimento del costituendo<br />

partito democratico? Ma, soprattutto,<br />

qual è la sua piattaforma programmatica?<br />

La cartina al tornasole che svela<br />

il segno effettivo dell’operazione avviata.<br />

C’è continuità o discontinuità con il<br />

passato, come avvenne per il partito di<br />

Roosevelt? A leggere il suo atto costitutivo,<br />

c’è da dubitarne. Un continuismo<br />

culturale con le vicende più minute della<br />

storia minore del Paese segnato da<br />

grandi vuoti. Vuoti nel metodo di analisi,<br />

nella rappresentazione della realtà contemporanea,<br />

nella prospettazione dei<br />

grandi problemi irrisolti e delle sfide da<br />

affrontare. Dov’è finito quel lato forte della<br />

cultura del ’900 che, comunque, pur<br />

tra tragici errori e falsificazioni consapevoli<br />

– la “doppiezza” di Togliatti – ha ac-<br />

l a r i v i s t a d e l l e l i b e r t à<br />

20<br />

compagnato l’Italia nel suo sviluppo economico<br />

e sociale? È stato completamente<br />

rimosso.<br />

Forse era inevitabile. Una rivisitazione di<br />

quel retroterra teorico avrebbe comportato<br />

lo sforzo di capire ciò che si poteva<br />

salvare, separandolo dalle scorie del<br />

tempo. E quanto invece si doveva buttare<br />

alle ortiche. Ma avrebbe comportato<br />

anche il riconoscimento sincero degli errori<br />

compiuti. Momento di forza, non di<br />

debolezza. Storicizzando una prospettiva,<br />

che si voleva millenarista, si sarebbero<br />

enucleati gli aspetti non caduchi. E<br />

quindi le chiavi interpretative con cui aggredire<br />

un presente difficile da dominare<br />

e interpretare. Si sarebbe così ritrovato<br />

quel nesso tra le “cose” e i “nomi”, riconciliandoli<br />

in una prospettiva diversa. Che<br />

avrebbe dato continuità alla vicenda storica<br />

italiana, invece di aprire e chiudere,<br />

come fece Croce a proposito del fascismo,<br />

una nuova parentesi.<br />

La mancanza di questa riflessione non<br />

poteva non avere conseguenze sulla<br />

qualità della piattaforma programmatica.<br />

Comprendiamo, quindi, lo stupore di Fabio<br />

Mussi di fronte a quella sorta di brodo<br />

primordiale, che è il manifesto del partito<br />

democratico, prodotto dai “saggi”. Nessuna<br />

riflessione sulle vicende passate.<br />

Nessuna idea forza, ma un insieme di<br />

elementi scontati. Dov’è finito il rigore<br />

scientifico, o ritenuto tale, di una tradizione<br />

che si fregiava di <strong>questo</strong> statuto per<br />

interpretare il moto della storia? Dov’è il<br />

conflitto, che non è un invenzione dei<br />

marxisti, ma il motore principale del processo<br />

evolutivo? Dove le contraddizioni,<br />

che la politica deve risolvere e dipanare?<br />

Nulla di tutto <strong>questo</strong>. All’analisi del presente<br />

si preferisce un lungo elenco di cose<br />

da fare. Un insieme di progetti, non<br />

accompagnati da alcuna indicazione sul-

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