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In questo numero - L'IRCOCERVO

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l a r i v i s t a d e l l e l i b e r t à<br />

Rischi nelle Commissioni<br />

parlamentari di inchiesta<br />

di Salvatore Sechi<br />

Il pericolo che incombe sulla possibilità di<br />

ricostruire la storia politica dell’Italia repubblicana<br />

è di duplice natura.<br />

<strong>In</strong> primo piano metterei l’evanescenza<br />

dei documenti. Sia per malthusianesimo<br />

(ossia per l’irrigidimento delle norme che<br />

ne disciplinano l’accesso) sia per vera e<br />

propria distruzione.<br />

Ciò può avvenire per una scelta deliberata<br />

di apparati. Mi riferisco a quelli che<br />

hanno bruciato o ridotto a poltiglia le carte<br />

dei nostri Servizi segreti (Sifar) nell’agosto<br />

1974 e nell’estate 1990.<br />

Ma penso anche a quelli che nel Ministero<br />

dell’<strong>In</strong>terno hanno imboscato le carte<br />

dell’Ufficio Affari Riservati del dott. Umberto<br />

D’Amato, del Col. Russomanno<br />

ecc. o a quelli che i documenti, invece di<br />

versarli agli archivi dello Stato, preferiscono<br />

tenerli per sé e di volta in volta,<br />

quando vengono a mancare i protagonisti,<br />

eliminarli.<br />

È quanto, temo, imperturbabilmente da<br />

centinaia di anni, faccia l’Arma dei Carabinieri.<br />

Si è avuto tempo e modo, da parte<br />

di F. Frattini e S. Mattarella, di disciplinare<br />

l’uso, la conservazione e l’accesso<br />

delle carte dei Servizi segreti, ma non<br />

quelle, preziosissime, della Benemerita.<br />

La seconda arma letale è il friendly killing,<br />

cioè il fuoco amico. Chiamerei così<br />

l’ipertrofia della domanda democratica di<br />

110<br />

noi studiosi e ricercatori (e in generale<br />

utenti). Animati da un sacro fuoco di conoscenza<br />

finiamo per restare vittime del<br />

nostro incontenibile surplus di giacobinismo<br />

nel voler potere disporre di carte di<br />

ogni istituzione ed ente, pubblico o privato.<br />

Tutte e subito.<br />

L’esito è la progressiva chiusura a riccio<br />

della filiera istituzionale che custodisce la<br />

documentazione che a noi servirebbe<br />

per le nostre ricerche di storia contemporanea,<br />

politica, economica, militare ecc.<br />

Uno sguardo al modo contraddittorio (fatto<br />

di passi in avanti e di retromarcia), cioè<br />

travagliato, con cui è avvenuta la liberalizzazione<br />

degli archivi più riservati negli<br />

Stati Uniti (è il paese al quale si deve la<br />

più massiccia apertura, con circa un miliardo<br />

di carte, incluse quelle della Cia e<br />

dell’Fbi) invita ad essere tanto determinati<br />

quanto cauti e realistici.<br />

Temo che un grande aiuto non ci possa<br />

venire da una fonte che ogni anno si arricchisce<br />

di milioni di carte d’archivio,<br />

cioè le Commissioni parlamentari d’inchiesta.<br />

Occorre capire bene il loro funzionamento<br />

per poter misurare il livello di inattendibilità,<br />

non di rado, dei loro risultati.<br />

Di qui nasce la necessità di essere vigili,<br />

prendendo con beneficio di inventario<br />

quanto, alla fine dei lavori di questi orga-

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