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e tra loro. Creando così, di riflesso, i<br />
presupposti per una maggiore qualità<br />
ed efficienza nell’erogazione dei servizi<br />
pubblici, a vantaggio dei cittadiniutenti.<br />
Fin qui quando si parla di liberalizzazioni.<br />
Ben altra cosa sono le privatizzazioni. Se<br />
in passato abbiamo avuto la vicenda Telecom<br />
e Autostrade, oggi la partita privatizzazione<br />
si gioca sul futuro dell’Alitalia,<br />
con la vendita del 30% delle azioni oggi<br />
in mano del Tesoro.<br />
Ancora una volta il governo Prodi, pur<br />
avendo avuto la reale possibilità di procedere<br />
alla privatizzazione del vettore italiano,<br />
in presenza di tutte le condizioni, non<br />
ha avuto il coraggio di andare fino in fondo,<br />
come dimostrano le ultime vicende.<br />
Lo Stato mettendo in vendita una quota<br />
prima limitata, poi un po’ più alta, ma<br />
sempre inferiore al 51% e ponendo vincoli<br />
e paletti fortissimi per la vendita stessa,<br />
non fa altro che scoraggiare il mercato<br />
e i possibili acquirenti.<br />
L’attuale andamento della gara per privatizzare<br />
la compagnia di bandiera lo dimostra<br />
ampiamente. Le dichiarazioni di interesse<br />
sono state 11, le ammissioni alla<br />
fase successiva 5, ma l’interesse si è focalizzato<br />
per uno soltanto: Air One, che è<br />
allo stesso tempo possibile acquirente e<br />
concorrente di Alitalia.<br />
<strong>In</strong> entrambi i casi, infatti, l’Air One avrebbe<br />
tutto da guadagnare: sia nello smontare<br />
la compagnia, sia nel ricapitalizzarla.<br />
E al riguardo, bisognerà capire fino a che<br />
punto l’Air One avrà capacità di investimento<br />
per rinnovare il 60% della flotta in<br />
cinque anni. E nello stesso tempo fino a<br />
che punto avrà interesse a far decollare<br />
la compagnia rendendola forte e competitiva<br />
sul mercato?<br />
<strong>In</strong> entrambi i casi, è bene tenere presen-<br />
l a r i v i s t a d e l l e l i b e r t à<br />
60<br />
te che non si tratterebbe di una operazione<br />
di privatizzazione, ma di una semplice<br />
vendita al concorrente.<br />
Non si può certo pretendere di privatizzare<br />
alle condizioni poste dal governo Prodi.<br />
Troppi limiti, troppi paletti, troppi sbarramenti:<br />
posti di lavoro da conservare,<br />
aeroporti minori che devono essere comunque<br />
serviti.<br />
Così non ci apre certo al mercato e in<br />
Italia, a parte i soliti pochi nomi ben noti,<br />
non ci sono grandi realtà economiche e<br />
grandi investitori in grado di risanare la<br />
compagnia. Sarebbe stato più opportuno<br />
aprirsi senza remore al mercato internazionale,<br />
ma l’attuale governo non ha<br />
avuto il coraggio di farlo. Si è limitato a<br />
guidare l’intera operazione proteggendo<br />
la compagnia dall’entrata di investitori<br />
stranieri.<br />
Ed proprio alla luce dell’attuale gestione<br />
dell’operazione Alitalia, che è lecito chiedersi<br />
cosa accadrà, in settori ancora più<br />
delicati, come l’elettricità e il gas.<br />
Anche il trasporto su ferro diventerà un<br />
bel rebus. I giornali ci hanno annunciato<br />
che gli imprenditori Montezemolo e Della<br />
Valle hanno formato una società che vuol<br />
far viaggiare i cittadini sui binari. Ma che<br />
rapporto c’è tra la Rete Ferrovie dello<br />
stato e Trenitalia? Chi deciderà quali<br />
convogli e con quali tariffe si passerà sui<br />
binari. È così strano pensare che chi possiede<br />
i binari ha tutte le possibilità di decidere<br />
di far passare solo i propri convogli?<br />
O imporrà agli altri tariffe tanto elevate<br />
da metterli fuori mercato perché non<br />
competitivi?<br />
<strong>In</strong>somma un gran pasticcio. Che difficilmente<br />
riuscirà ad essere compreso dall’opinione<br />
pubblica.<br />
Per il semplice motivo che chi deve gestirlo<br />
e spiegarlo – leggi il governo Prodi<br />
– ha le idee confuse. Molto.