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In questo numero - L'IRCOCERVO

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l a r i v i s t a d e l l e l i b e r t à<br />

Che farà ora Bazoli? Continuerà con pazienza<br />

a tessere la sua tela? Il suo archetipo,<br />

grazie anche alle antiche rimembranze<br />

della Comit, resta, come dicevamo, il<br />

“modello renano”. Una grande banca universale<br />

che assume partecipazioni industriali<br />

trasformandosi in una formidabile<br />

holding. Lo aiuta, in <strong>questo</strong> disegno, la<br />

grande liquidità dei mercati e l’unico vero<br />

punto di forza del capitalismo italiano. Una<br />

estesa ricchezza finanziaria – la più alta, in<br />

proporzione al PIL, di tutti i paesi del G8 –<br />

che finora è rimasta congelata. Depositata<br />

nelle banche e da queste, a volte, impiegata<br />

– i casi Cirio, Parmalat e i bond argentini<br />

– in operazioni avventate che hanno<br />

prodotto macerie e contribuito a distruggere<br />

antichi campioni nazionali, ch’erano<br />

in grado di competere sui mercati internazionali.<br />

Il problema è saggiare la consistenza sistemica<br />

di quel modello. <strong>In</strong>dividuando gli<br />

eventuali punti di debolezza. Essi, del resto,<br />

appaiono evidenti. Un modello è un<br />

modello. Richiede, cioè, un minimo di<br />

massa critica ed una strutturazione coerente.<br />

Non può essere, in altri termini, il<br />

vessillo solitario di un’unica banca, per<br />

quanto potente essa sia. Ma richiede ben<br />

altri ingredienti, in grado di supportarlo e<br />

renderlo sistemico. La prima condizione è<br />

che questa strategia sia condivisa dagli altri<br />

operatori finanziari. <strong>In</strong> Germania, almeno,<br />

funziona così. L’ottica industrialista non<br />

è appannaggio esclusivo di un solo istituto<br />

di credito. Ma il modo d’essere dell’intero<br />

sistema. E questa condivisione genera<br />

economie di scala. Forgia una cultura.<br />

Contribuisce alla creazione di quei servizi<br />

collaterali che sono il sale del sistema e<br />

l’antidoto contro fenomeni di possibile arrembaggio<br />

ai danni dell’ignaro risparmiatore.<br />

Presupposti che in Italia non si vedono:<br />

65<br />

almeno a giudicare dal comportamento<br />

degli altri operatori del sistema. Le cui strategie<br />

perseguono obiettivi diversi e concorrenti.<br />

Non tanto sulle scelte immediate – il<br />

che sarebbe logico e naturale – quanto nel<br />

rifiuto di questa impostazione.<br />

Occorrono poi ben altre condizioni che<br />

sfuggono dalle possibilità degli stessi banchieri.<br />

Per quanto forte sia <strong>questo</strong> potere.<br />

Lo ha detto bene Mario Monti, in un suo<br />

editoriale sul Corriere della sera. Ricordando<br />

le più antiche posizioni di Luigi Einaudi<br />

e dello stesso Beniamino Andreatta, se l’è<br />

presa con “i banchieri senza mandato”.<br />

Con coloro, cioè, che si sentono, nell’esercizio<br />

delle loro specifiche funzioni, al servizio<br />

di un interesse più generale. Compito<br />

che spetta, invece, “agli organi a ciò preposti,<br />

quali il Parlamento, il Governo, gli<br />

Enti territoriali”. <strong>In</strong> questa distinzione dei<br />

ruoli non c’è solo il distillato dell’esperienza<br />

di una democrazia liberale. Ma la consapevolezza<br />

delle difficoltà in cui si dibatte<br />

l’economia nazionale. “Procedere”, infatti,<br />

“oltre nel rendere moderno il sistema finanziario<br />

italiano, e con esso il sistema<br />

delle imprese: resta <strong>questo</strong> il miglior contributo<br />

che i banchieri possono dare, su un<br />

terreno proprio, all’interesse generale”.<br />

Evitando, comunque, “l’impressione di essere<br />

‘vicini’ o ‘amici’ di particolari forze politiche<br />

o personalità politiche”.<br />

Lezione di stile su cui meditare. Essa segna<br />

uno spartiacque ed una frattura con la<br />

storia economica più antica del Paese. Si<br />

pensi alla figura di Enrico Mattei o a quella<br />

meno nota al grande pubblico di Raffaele<br />

Mattioli. Entrambi caratterizzati da una<br />

grande passione civile. Ma con un diverso<br />

senso del limite, che impedì al secondo di<br />

varcare il confine dei rapporti diretti con la<br />

politica. Nel caso di Mattei, invece, la sua<br />

passione lo portò ad essere uno dei protagonisti<br />

non solo della vita economica italia

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