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l a r i v i s t a d e l l e l i b e r t à<br />
Geopolitica, democrazia,<br />
terrorismo<br />
di Gianstefano Frigerio<br />
L’alba del Terzo Millennio sale ormai nel<br />
cielo con il suo corteggio corrusco di nubi<br />
minacciose alternate a rasserenanti<br />
squarci di speranza.<br />
Il sogno di un’armonia globale, di un nuovo<br />
ordine di pace, si è spento in una acuta<br />
incertezza, in un sentimento di confusione,<br />
di mancanza di senso con lucido<br />
realismo è ora di prendere coscienza che<br />
l’Occidente è immerso nelle nebbie della<br />
crisi della postmodernità.<br />
La crisi si sta consumando sul crinale di<br />
due sentimenti profondamente contrastanti.<br />
Da un lato l’inquietudine ed il pessimismo<br />
per il perdurare, senza prospettive, di<br />
uno scontro di civiltà segnato dalla violenza<br />
del terrorismo fondamentalista,<br />
dallo stillicidio mortifero di attentati, dalla<br />
conseguente trasformazione dei nostri<br />
modelli di vita e delle nostre libertà, dai<br />
sussulti del processo di globalizzazione.<br />
Dall’altro lo stupore ottimistico per l’espansione<br />
economica, per le luminose<br />
conquiste della scienza (staminali, DNA,<br />
ecc.), per le applicazioni tecnologiche<br />
(nanotecnologie, robotica, tecnologie<br />
della comunicazione).<br />
E i tasselli delle due linee di tendenza si<br />
dispongono nella vita quotidiana di ognuno<br />
di noi secondo logiche di casualità, di<br />
irrazionalità, di frammentarietà, di istantaneità.<br />
Ne esce un puzzle che anela ad una li-<br />
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nea di ordine, ad una prospettiva ricca di<br />
senso.<br />
L’insostenibile leggerezza dell’ONU<br />
La solenne Assemblea di New York, nel<br />
60° anniversario della Carta di San Francisco,<br />
non ha corrisposto le vaste speranze<br />
di una grande riforma dell’ONU.<br />
Ma forse la complessità degli organismi<br />
e le profonde difficoltà della situazione<br />
del Pianeta possono realisticamente<br />
permettere solo piccoli avanzamenti,<br />
marginali aggiustamenti, una lenta coscientizzazione.<br />
Questa è l’epoca del riformismo realistico<br />
e gradualista.<br />
E, del resto, un grande conoscitore dei<br />
meccanismi internazionali come Holbrooke<br />
dice che il documento finale è comunque<br />
un buon risultato, perché c’è più<br />
attenzione ai Balcani, al Darfur, all’Africa;<br />
perché c’è un largo e deciso rifiuto del<br />
terrorismo; perché gli obiettivi del Millennium<br />
sono stati ridefiniti e riconfermati<br />
come strategia di Governo del Mondo.<br />
Ma le contraddizioni della globalizzazione,<br />
il faticoso definirsi di un nuovo ordine<br />
mondiale, l’incrocio delle culture tra Nord<br />
e Sud, il gap tra sviluppo economico ed<br />
evoluzione politica, i foschi scenari del<br />
terrorismo fondamentalista, ecco questi<br />
sono tutti elementi che caricano di speranza<br />
l’ansia di riforma permanente delle<br />
Nazioni Unite.