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alla cosiddetta “strategia della tensione”<br />
e ad altre semplificazioni ideologiche tipiche<br />
del clima culturale della Guerra<br />
Fredda.<br />
Però <strong>questo</strong> lungo elenco di terribili<br />
eventi va illuminato ed approfondito con<br />
altre precisazioni ed analisi.<br />
<strong>In</strong> primo luogo nessuno deve ignorare le<br />
influenze occidentali sulle motivazioni<br />
culturali del terrorismo fondamentalista.<br />
Ad esempio Buruma e Margalit in “Occidentalism”<br />
dicono in modo provocatorio<br />
che Osama è figlio di Marx e di Heidegger.<br />
<strong>In</strong> realtà il peso del nichilismo europeo,<br />
dei Totalitarismi di Lenin e di Hitler, è tuttora<br />
evidente; soprattutto hanno influenzato<br />
la formazione delle élites arabe nei<br />
decenni tra le due guerre mondiali (nazionalismo<br />
nasseriano, il socialismo baathista,<br />
i Fratelli Musulmani e la lotta armata<br />
per liberare l’uomo già in questa<br />
terra).<br />
<strong>In</strong> fondo, anche il grande mito del “complotto<br />
sionista” proviene direttamente dal<br />
bagaglio propagandistico di Hitler e di<br />
Stalin.<br />
La seconda osservazione storico-metologica<br />
ci porta a collocare mezzo secolo di<br />
“eventi terroristici” dentro il quadro di riferimento<br />
della Guerra Fredda, con i suoi<br />
intrecci e le sue coperture, il gioco delle<br />
alleanze sugli scacchieri periferici del<br />
pianeta.<br />
Soprattutto siamo costretti a riflettere sui<br />
collegamenti tra le varie centrali terroristiche:<br />
ad esempio, per lungo tempo Praga<br />
è stata per così dire una “centrale formativa”<br />
per i Palestinesi, la Raf, le Br, l’Ira,<br />
l’Eta.<br />
<strong>In</strong> <strong>questo</strong> torbido quadro hanno giocato<br />
un ruolo oscuro, ma fondamentale i principali<br />
servizi di sicurezza.<br />
Il contenitore della Guerra Fredda, con la<br />
sua violenta contrapposizione ideologica,<br />
l a r i v i s t a d e l l e l i b e r t à<br />
44<br />
ha svolto un ruolo da incubazione per le<br />
“intellighenzie” europee e per i movimenti<br />
pacifisti.<br />
I miti, gli slogan, i fantasmi ideologici di<br />
quegli anni e di quel clima, sembrano<br />
non morire mai.<br />
Spesso, anche ora, dopo 15 anni dal<br />
crollo del Muro di Berlino, ci capita di registrare<br />
nelle manifestazioni di piazza,<br />
particolarmente in Italia, l’esplodere delle<br />
parole d’ordine antimperialiste ed antiamericane.<br />
Tipiche della propaganda veterocomunista.<br />
Il passato non muore mai ed i suoi fantasmi<br />
riemergono con rinnovato fascino<br />
per le masse manifestanti.<br />
La rivoluzione islamica<br />
di Khomeini<br />
Il 1979 è un anno cruciale per l’invasione<br />
sovietica in Afghanistan, contro cui prende<br />
forma l’alleanza inedita tra gli Usa ed<br />
Osama, sostenuto da un continuo flusso<br />
di danaro Saudita.<br />
Qui prende forma l’esercito talebano, qui<br />
fa le prime esperienze la cultura dei kamikaze.<br />
L’Afghanistan ed in particolare la valle di<br />
Peshawar è l’incubatrice del nuovo terrorismo<br />
islamico; certo, con il sostegno del<br />
rigoroso fanatismo di Khomeini e con<br />
l’appoggio massiccio del Pakistan.<br />
Nel 1979 esplode anche la rivoluzione<br />
Komeinista.<br />
Questa Jihad prende forma a Qom, negli<br />
slogan carichi d’odio dell’Ayatollah: la<br />
guerra Santa contro “il Grande Satana”,<br />
contro gli ebrei, contro i crociati, contro i<br />
regimi arabi corrotti ed apostati.<br />
L’odio è il collante, il fondamentalismo la<br />
materia prima.<br />
La predicazione di Khomeini fa perno<br />
sulla resistenza in Afghanistan ed infiamma<br />
il Medioriente: la guerra con l’Iraq non