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Verso il Partito Democratico<br />
Nomina sunt cosequentia rerum: diceva<br />
Giustiniano nelle Istitutiones. Dietro ogni<br />
nome vi è una cosa, vale a dire un oggetto<br />
del mondo reale, una storia, un’esperienza.<br />
Un susseguirsi di avvenimenti<br />
che, via via, si consolida. Diventa prassi<br />
e consuetudine e solo allora si trasforma<br />
in un nome. Che non è un’aggregazione<br />
casuale di lettere e di suoni. Ma un<br />
gate: una porta di comunicazione tra<br />
l’Essere e l’universo circostante. Di cui<br />
l’Essere è esso stesso parte. Un universo<br />
in continuo movimento. Che con il suo<br />
divenire costringe anche i nomi a cambiare<br />
nello spazio e nel tempo. Ecco perché<br />
risalire alla loro origine, studiandone<br />
l’etimologia, diventa importante. L’archeologia<br />
linguistica non è una scienza<br />
nominalistica, ma la ricerca di quel mondo<br />
perduto che il nome riassume. Una riscoperta<br />
che svela particolari inediti, intenzioni<br />
nascoste, una verità altrimenti<br />
impossibile da percepire. Che c’é dietro<br />
al Partito Democratico? Per il momento<br />
nulla di tutto <strong>questo</strong>. Forse vi sarà in seguito,<br />
se quell’esperienza andrà avanti.<br />
Se non deperirà rapidamente, come è<br />
successo al nome Pds o alla famosa “cosa”.<br />
Quell’aggregazione e quel progetto<br />
politico talmente indefinito da non poter<br />
nemmeno essere classificato con un nome<br />
transitorio e transeunte.<br />
l a r i v i s t a d e l l e l i b e r t à<br />
Ds senza memoria storica<br />
di Gianfranco Polillo<br />
18<br />
E allora Forza Italia? si potrebbe dire.<br />
Non è la stessa cosa. Quel nome nacque,<br />
come si ricorderà, da una necessità<br />
improvvisa: impedire al partito di Occhetto<br />
di vincere una partita, senza avversari.<br />
Un nome figlio dell’emergenza,<br />
anche se indubbiamente legato alle<br />
scelte del leader. Capace comunque di<br />
evocare un progetto pur se abbozzato<br />
solo nelle linee di carattere generale. E<br />
in grado di raccordarsi con una storia<br />
sottostante. Quella di un intero Paese da<br />
sempre refrattario al comunismo e deciso<br />
a non subirlo, proprio nel momento in<br />
cui il comunismo usciva dalla storia e dagli<br />
orizzonti dei popoli. Il filo rosso che lega<br />
tanti “ex” a questa nuova esperienza<br />
è tutta racchiusa in questa forma di resistenza.<br />
Ma non è poco. Ha alle spalle<br />
una lunga storia nazionale: quel susseguirsi<br />
di esperienze che hanno trovato<br />
nella difesa intransigente del principio di<br />
libertà il proprio comune denominatore.<br />
La ragione prima dello stare insieme, pur<br />
nella differenza delle posizioni politiche<br />
e culturali.<br />
Si ritrova un barlume di questa vicenda<br />
nel partito democratico? Qual è la storia<br />
cui far riferimento? Vale a dire l’insieme<br />
delle esperienze di vita, i valori che ne sono<br />
presupposto e conseguenza. La giustificazione<br />
ultima di un progetto comune.