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In questo numero - L'IRCOCERVO

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ato evitando di creare, con eccessive<br />

penalizzazioni delle energie convenzionali,<br />

una perdita di competitività rispetto<br />

al resto del mondo (vedi Cina, USA, ecc.)<br />

ed una “rilocazione” delle industrie<br />

“energy intensive”; se questa rilocazione<br />

avvenisse (come sta avvenendo) in paesi<br />

come la Cina che hanno una efficienza<br />

energetica di gran lunga inferiore a quella<br />

Europea, si raggiungerebbe a livello<br />

globale un peggioramento delle emissioni<br />

di CO2. Occorre inoltre notare che una<br />

Unione Europea, anche estesa, contribuirà<br />

nel prossimo futuro per meno del<br />

10% alle totali emissioni di CO2, tenendo<br />

in conto, come sopra menzionato, lo sviluppo<br />

delle economie emergenti basate<br />

sul carbone.<br />

Vorrei sottolineare che nessuna “tecnologia”<br />

per la produzione di energia elettrica<br />

è priva di emissioni; <strong>questo</strong> considerando<br />

il suo ciclo di vita dall’estrazione delle<br />

materie prime, alla realizzazione dell’impianto<br />

ed al suo esercizio e smantellamento<br />

finale e considerando i suoi riflessi<br />

sul globale sistema elettrico di generazione/trasmissione/distribuzione.<br />

Le fonti rinnovabili che si basano su “sorgenti<br />

aleatorie e discontinue” (es. vento e<br />

solare) non possono ad esempio essere<br />

realizzate e “funzionare” senza drastici<br />

investimenti nel restante sistema elettrico<br />

e anche per loro devono essere quindi<br />

valutati i “costi addizionali” relativi al loro<br />

allacciamento alla rete ed agli ampliamenti<br />

delle reti stesse, ai costi della capacità<br />

di “riserva di generazione” da fonti<br />

convenzionali che deve essere tenuta a<br />

disposizione e del conseguente funzionamento<br />

di tali centrali con una efficienza<br />

ridotta e quindi con addizionali emissioni<br />

di CO2.<br />

Per i combustibili fossili devono chiara-<br />

l a r i v i s t a d e l l e l i b e r t à<br />

80<br />

mente essere valorizzati tra l’altro i costi<br />

di emissione di CO2, SOx, NOx , polveri<br />

e per il nucleare lo smantellamento delle<br />

centrali ed il trattamento delle scorie.<br />

Occorre rilevare che l’elettricità non può<br />

essere ancora economicamente immagazzinata<br />

e perciò la “produzione” di elettricità<br />

deve seguire la “domanda” che ha<br />

un andamento ciclico durante la giornata<br />

(da circa 1 a 2), durante la settimana<br />

(giorni festivi) e secondo le stagioni.<br />

Dal punto di vista “produzione”, alcune<br />

tecnologie sono utilizzabili ed economiche<br />

come centrali di base e con funzionamento<br />

continuo al massimo carico (come<br />

ad esempio il nucleare), altre sono<br />

più economiche come centrali di punta<br />

(un migliaio di ore all’anno di funzionamento<br />

come i turbogas a ciclo semplice e<br />

le centrali di pompaggio), altre sono flessibili<br />

ed economiche come centrali “midmerit”<br />

con ore di utilizzo all’anno di alcune<br />

migliaia di ore, altre ancora sono operabili<br />

(acqua fluente, eolico, solare) solo<br />

quando è disponibile la “sorgente primaria”<br />

(acqua, vento, sole).<br />

Questo rafforza l’importanza di un adeguato<br />

mix di tipologie di centrali e di materie<br />

prime energetiche, per avere un sistema<br />

elettrico efficiente e sostenibile.<br />

Italia e politica energetica<br />

L’Italia, come sopra accennato, ha una<br />

dipendenza energetica dell’85% ed in<br />

continua crescita ma quello che è critico<br />

non è tanto la dipendenza energetica in<br />

se stessa ma la vulnerabilità del paese al<br />

problema energia.<br />

Definirei come vulnerabilità “l’impossibilità/incapacità<br />

per il paese di fare delle<br />

scelte liberamente consentite di politica<br />

energetica o di farle però ad un costo

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