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In questo numero - L'IRCOCERVO

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cartolarizzazioni, condoni di vario tipo e<br />

privatizzazioni se non si vuole tagliare lo<br />

stato sociale e/o aumentare la pressione<br />

fiscale? Il governo Berlusconi non ha fatto<br />

“macelleria sociale” (di <strong>questo</strong> termine,<br />

allora, insieme a quello di “declino” e di<br />

“povertà crescente” erano piene le gazzette<br />

e la televisione, in primo luogo quella<br />

Mediaset di Canale 5), ha leggermente<br />

diminuito la pressione fiscale (a partire<br />

dai redditi più bassi), ha incentivato l’aumento<br />

dell’occupazione con la legge Biagi,<br />

ha avviato una serie di grandi opere e<br />

alcune vere riforme (scuola, sanità, pensioni,<br />

federalismo, la Bossi-Fini), il tutto in<br />

piena recessione. Per di più l’ultima finanziaria<br />

del governo Berlusconi è stata molto<br />

rigorosa.<br />

Piuttosto l’errore di quel governo e del suo<br />

Presidente del Consiglio è stato paradossalmente<br />

quello di non aver comunicato<br />

quello che stava realizzando per circa<br />

quattro anni (Bruno Vespa, un signore che<br />

di queste cose si intende, recentemente<br />

su “Panorama” ha rinfacciato <strong>questo</strong> errore<br />

a Berlusconi) e quello di non aver modificato<br />

la gestione del potere reale.<br />

Quali furono i punti deboli di quella esperienza,<br />

visto che nella seconda metà della<br />

legislatura la popolarità del governo<br />

era in discesa?<br />

Il primo punto debole è stata appunto la<br />

comunicazione. Ci fu la valutazione sbagliata<br />

che “il fare” avrebbe comunque<br />

prevalso sul “parlare”. Quindi per quattro<br />

anni il gap comunicativo è stato pesante.<br />

Se si aggiunge che nella parte finale della<br />

campagna elettorale è scattata la par<br />

condicio è evidente che di fatto Berlusconi<br />

ha “comunicato” solo per un anno: a<br />

restringere ulteriormente i tempi c’è stata<br />

anche l’anticipazione della data delle ele-<br />

l a r i v i s t a d e l l e l i b e r t à<br />

12<br />

zioni al 13 aprile perché, non si sa per<br />

quale ragione, il governo di centro-destra<br />

ha accettato il bizzarro criterio di evitare<br />

un cosiddetto “ingorgo istituzionale” inventato<br />

dai “dottor Stranamore” che stavano<br />

intorno a Ciampi per favorire il centro-sinistra.<br />

Con il ritmo assunto dalla rimonta<br />

berlusconiana, quindici giorni in<br />

più di campagna elettorale avrebbero<br />

consentito una vittoria piena al centrodestra.<br />

A <strong>questo</strong> aspetto comunicativo vanno aggiunte<br />

altri tre ordini di questioni: le crescenti<br />

contraddizioni all’interno della coalizione<br />

che hanno avuto varie fasi e caratteristiche;<br />

il comportamento di una<br />

parte dei ministri e sottosegretari; l’ostilità<br />

di tutto l’establishment presidenziale,<br />

amministrativo, finanziario; la mancata<br />

modifica del sistema di potere.<br />

Le contraddizioni all’interno della coalizione<br />

hanno avuto tre tappe. <strong>In</strong> primo luogo<br />

i “lunedì di Arcore” fra Berlusconi, Tremonti<br />

e la Lega hanno segnato una sorta<br />

di egemonia dell’asse del Nord che per i<br />

primi due anni è stato subito da An e dall’Udc.<br />

A un certo punto fra Fini e Casini si è realizzata<br />

un’alleanza che dapprima è stata<br />

motivata dall’insofferenza per l’asse del<br />

Nord e poi dalla convinzione del tutto sbagliata<br />

dell’ineluttabilità della sconfitta. Nel<br />

mirino prima fu Tremonti, che non a caso<br />

fu sostituito come Ministro del Tesoro, poi<br />

lo stesso Berlusconi. Per il Ministero del<br />

Tesoro il rimedio fu largamente peggiore<br />

del male presunto perché per un verso fu<br />

legittimata la del tutto erronea polemica<br />

del centro-sinistra contro la politica economica<br />

del governo; per altro verso la gestione<br />

di Siniscalco fu una mezza catastrofe.<br />

Comunque venne fuori l’immagine<br />

di una coalizione divisa, nella quale la

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