In questo numero - L'IRCOCERVO

l a r i v i s t a d e l l e l i b e r t à
catori, anche se la tragica mancanza di
fondi rende l’informatizzazione e la stessa
a manutenzione e salvaguardia di queste
carte non poco problematica.
Di qui la necessità di dividere le funzioni
con l’Archivio storico del Senato. Purtroppo
anche per la tenuta degli archivi
siamo il fanalino di coda dell’Europa.
Il versamento delle carte acquisite dalle
Commissioni parlamentari di inchiesta
esige una procedura che può richiedere
anche lunghissimi anni. Nelle more le
carte diventano oggetto di una sorta di
usucapione, se non di monopolio privato,
dei responsabili degli uffici stralcio. Rude,
pagana, burocratica, razza padrona.
Ad essi e al personale delle relative segreterie
si assicura una vita felice scandita
dal non molto da fare nelle silenziosissime
e deserte stanze del terzo piano di
San Macuto.
Invece per gli studiosi questi archivi restano
a cortine abbassate o si trasformano
in merce servita in maniera caritatevole.
Insomma, sono una pena crescente
perchè diventano sempre più lontani, e
semplicemente inaccessibili.
Possibile che il Presidente del Senato
Franco Marini e della Camera Fausto
Bertinotti e in generale le stesse assemblee
elettive non abbiano l’interesse, e la
forza, per segnare una discontinuità con
questa prassi? Si tratta di imporre agli uffici-stralcio,
se proprio non li si vuole sopprimere
(come sarebbe ragionevole e
opportuno), di sottoporre ad un regime di
apertura, cioè di consultabilità, i materiali
acquisiti dalle Commissioni Oppure di
separare la pubblicazione dei documenti
dalla loro archiviazione e consultazione
(magari presso l’ACS).
Per di più essi subiscono anche un processo
di depauperamento del loro valore
per la seguente ragione.
121
Mi riferisco alla prassi scellerata che discende
da un’interpretazione ottusa dei
poteri del parlamento. Invece di poter imporre
la propria sovranità lo si condanna
ad andare a rimorchio di poteri di secondo
grado quali sono le Commissioni parlamentari
di inchiesta, nominate dai presidenti
di Camera e Senato.
Il Comitato nominato ai sensi dell’articolo
22, comma 2, del Regolamento interno,
per definire i criteri di pubblicità degli atti e
dei documenti formati o acquisiti dalla Mitrokhin
nel corso dell’inchiesta, si è riunito
a palazzo San Macuto il 15 marzo 2006.
La riunione è durata dalle 14,10 alle
14,25 .Si è conclusa con una proposta di
delibera che il Presidente e i membri della
Commissione hanno accolto praticamente
senza fiatare.
In base ad essa si è escluso di rendere
pubblici atti e documenti provenienti da
privati (persone fisiche, persone giuridiche
ed enti di fatto) che abbiano fatto richiesta
di uso riservato; gli elaborati prodotti
dai commissari e dai collaboratori
della Commissione con esclusione delle
parti che riproducano il contenuto di atti e
documenti classificati, su richiesta degli
enti erogatori.
Perché il lettore si renda conto di quanto
sia priva di senso, cioè meramente formalistica
e di pugno burocratico, questa
delibera, mi limito a ricordare qualche
aspetto.
Per quanto concerne la pubblicazione, la
Commissione fa valere il vincolo di segretezza,
per 20 anni, sulle schede del
Sifar. Si tratta di quanto ho potuto ottenere,
cioè mi è stato imbandito, dal Ministero
della Difesa. Ovviamente, avevo chiesto
più volte di poter consultare i verbali
e le relazioni dello Stato Maggiore della
Difesa, del Comando generale dei carabinieri,
del Sismi, dei responsabili delle