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In questo numero - L'IRCOCERVO

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Ricordo che le aziende ANIE (Federazione<br />

Nazionale Imprese Elettrotecniche ed<br />

Elettroniche) del settore energetico hanno<br />

perso il 50% dei loro addetti dalla prima<br />

metà degli anni ’90 ad oggi.<br />

Non si chiede nessun protezionismo, ma<br />

non si vogliono nemmeno penalizzazioni<br />

rispetto alla concorrenza. Occorre che le<br />

istituzioni diano un adeguato supporto alla<br />

“terza gamba” del settore energetico e<br />

cioè all’industria manifatturiera locale che<br />

ha realizzato oltre il 90% del sistema italiano<br />

di generazione, trasmissione e distribuzione<br />

dell’energia elettrica. Servono<br />

chiari indirizzi e stabili nel tempo per<br />

orientare risorse per ricerca e sviluppo e<br />

per investimenti in siti produttivi.<br />

Occorre arrivare a specifiche e gare che<br />

valorizzino il life cycle cost di prodotti e<br />

sistemi (incluso service locale) e che<br />

escludano quei fornitori che non rispettano<br />

nei loro stabilimenti le regole di sicurezza<br />

e di salvaguardia dell’ambiente, regole<br />

che per le nostre imprese incidono e<br />

non poco sui loro costi. La scomparsa<br />

dal paese del settore termoelettromeccanico,<br />

creerebbe gravi problemi al sistema<br />

energetico nazionale.<br />

Come già sottolineato, la combinazione<br />

di una politica energetica ed industriale è<br />

creatrice di tecnologie ed occupazione,<br />

contribuendo alla soluzione dei problemi<br />

ambientali, allo sviluppo di nuove fonti<br />

rinnovabili, a diversificazioni e risparmi<br />

energetici [3].<br />

<strong>In</strong>frastrutture energetiche, efficienza<br />

energetica e comunicazione<br />

Sebbene informazione e comunicazione<br />

siano importanti per tutti i settori (ICT, trasporti,<br />

etc.) mi soffermo sulla realizzazione<br />

delle infrastrutture energetiche e sul<br />

l a r i v i s t a d e l l e l i b e r t à<br />

84<br />

grosso “serbatoio di energia” costituito<br />

dall’efficienza energetica.<br />

<strong>In</strong> <strong>questo</strong> Paese non si riescono a realizzare<br />

centrali, rigassificatori, linee e stazioni<br />

di trasmissione, ma neppure un tetto<br />

fotovoltaico o un generatore eolico<br />

hanno vita facile; non esiste, inoltre un’indispensabile<br />

e diffusa coscienza e consapevolezza<br />

per i risparmi energetici sia<br />

in ambito industriale che domestico.<br />

La Comunità Europea stima pari a circa il<br />

20% dei consumi i risparmi che si potrebbero<br />

conseguire realisticamente con<br />

programmi di efficienza energetica. Questo<br />

per l’Italia corrisponderebbe a circa<br />

30 MTEP pari agli incrementi dei consumi<br />

previsti da qui al 2030. Ricordo ad<br />

esempio che in Italia i consumi finali di<br />

elettricità vanno per il 50-55% in motori,<br />

per il 12-15% nell’illuminazione e per il<br />

12-15% negli elettrodomestici.<br />

Ebbene, per un motore elettrico, lungo<br />

una sua vita di dieci anni (in realtà ben<br />

più lunga), il prezzo di acquisto (sul quale<br />

si concentrano gli acquirenti) influisce<br />

per meno del 3%; ben oltre il 95% è il costo<br />

dell’energia elettrica che il motore<br />

consuma e tale costo aumenterà! Con<br />

l’utilizzo di motori ad alta efficienza e/o<br />

con l’applicazione, a monte del motore,<br />

di speciali dispositivi (inverters), si hanno<br />

dei risparmi sostanziali nei consumi (anche<br />

oltre il 50%) e ritorni dell’investimento<br />

da alcuni mesi a circa 1-2 anni; in Italia<br />

potrebbero essere risparmiati fino a<br />

20 TWh e 10 milioni di tonnellate di CO2<br />

all’anno! Ricordo che l’Italia vede una applicazione<br />

di motori ad alta efficienza ed<br />

inverter con percentuali bassissime pari<br />

ad 1/20 della media europea ed 1/40 di<br />

quella dei paesi nordici!<br />

A parte lo studio di appropriati incentivi e

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