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In questo numero - L'IRCOCERVO

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coinvolgimento della politica estera, della<br />

politica di scambi commerciali, di una<br />

politica ambientale e di una politica fiscale.<br />

• Occorre dare una concreta risposta alla<br />

domanda “politica energetica e liberalizzazione/privatizzazione<br />

sono compatibili<br />

come ora impostati?”. Tutti auspicano<br />

una politica energetica, ma all’atto pratico<br />

nessuno vuole “paletti” attorno al suo<br />

giardino.<br />

La domanda, esige una risposta non generica<br />

ma dettagliata; ”il diavolo giace nei<br />

dettagli” e bisogna definire concretamente<br />

quali indirizzi e vincoli occorra considerare<br />

e far rispettare per il libero mercato<br />

che è condizionato da un mondo finanziario<br />

che esige ritorni sempre più a<br />

breve. Questo se si vogliono salvaguardare,<br />

a breve e lungo termine, quelli che<br />

dovrebbero essere i reali beneficiari di<br />

una vera liberalizzazione e cioè i consumatori<br />

industriali e domestici.<br />

• Considerando gli elevati costi dell’energia<br />

da fonti rinnovabili e i costi crescenti<br />

di combustibili fossili e degli impatti ambientali,<br />

sarà opportuno verificare anche<br />

una possibile opzione nucleare che risulta<br />

già ora competitiva, ma da essa non ci<br />

si possono tuttavia aspettare a breve dei<br />

risultati. Occorre però impostare prioritariamente<br />

una efficace comunicazione e<br />

sensibilizzazione dell’opinione pubblica e<br />

rimando per <strong>questo</strong> a dopo.<br />

• Sarà importante quindi considerare in<br />

una efficace politica energetica sia tutte<br />

le fonti fossili e rinnovabili, sia il nucleare,<br />

sia l’efficienza energetica e sia la competitività<br />

Paese, ristrutturando in modo organico<br />

certificati verdi, certificati bianchi,<br />

penali per emissioni, incentivi a “produ-<br />

l a r i v i s t a d e l l e l i b e r t à<br />

82<br />

zioni privilegiate” ed alla ricerca e innovazione.<br />

Occorre separare però chiaramente<br />

i possibili incentivi alla ricerca per<br />

nuove tecnologie dall’incentivazione all’uso<br />

di alcune forme di energia per un loro<br />

sviluppo economico, incentivazioni all’uso<br />

che vanno a gravare sulla bolletta<br />

degli utenti.<br />

Il nucleare<br />

Come evidenziato chiaramente dal recentissimo<br />

studio WEC “The future role<br />

of nuclear power in Europe” da me coordinato<br />

[2], tenendo in conto l’incremento<br />

dei consumi a livello mondiale (ed italiano),<br />

la sostituzione di vecchie centrali, i<br />

costi crescenti e la sicurezza di approvvigionamento<br />

dei combustibili fossili che<br />

hanno una domanda fortissima da parte<br />

dei paesi emergenti, considerando gli impegni<br />

ambientali, l’opzione nucleare che<br />

non emette CO2, SOx ed NOx non può<br />

non essere esaminata.<br />

<strong>In</strong> Italia negli ultimi due anni si è cominciato<br />

a “riparlare” di nucleare a livello<br />

principalmente di convegni e tavole rotonde,<br />

ma ahimé ben poco sistematicamente<br />

a livello politico.<br />

Nel nostro paese occorrerebbe chiaramente<br />

e celermente considerare almeno<br />

tre settori:<br />

• partecipare a progetti di ricerca, e mi riferisco<br />

fondamentalmente ai reattori della<br />

quarta generazione che saranno sul<br />

mercato tra circa 25 anni con efficienza<br />

di circa 100 volte gli attuali reattori (e<br />

quindi con problemi ridottissimi per le<br />

scorie e per l’utilizzo delle risorse di uranio<br />

disponibili);<br />

• intervenire con propri operatori in società<br />

che hanno e/o stanno realizzando cen-

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