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In questo numero - L'IRCOCERVO

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ciferina di Prodi. Non si trattò di ignoranza,<br />

bensì di una strategia dell’attenzione<br />

dettata dalle velleità di George Soros, il<br />

finanziere invasivo che ha sempre denotato<br />

la vocazione a cambiare i connotati<br />

alle monete (vedi la svalutazione della lira<br />

di oltre il 30% col primo governo Amato),<br />

alle economie nazionali ed alla geografia<br />

politica degli Stati.<br />

Soros aveva proposto al Cremlino un<br />

progetto per riformare l’economia sovietica,<br />

a partire dall’agricoltura e dalla distribuzione<br />

dei prodotti alimentari. Solo Pavlov<br />

pare gli avesse dato credito.<br />

Prodi, non va dimenticato, era, in quegli<br />

anni, uno stipendiato di Soros.<br />

Il retrogusto comico della tragedia<br />

Il giorno 20, inviato dall’“Avanti!”, arrivo a<br />

Mosca insieme all’indimenticabile, bravissimo<br />

Mauro Martini.<br />

Mauro, essendo più esperto di me, si mostra<br />

pessimista, mentre io, con l’ottimismo<br />

dell’ultimo arrivato in cremlinologia,<br />

non credo alla riuscita del golpe.<br />

È vero che un cingolato degli “Omon” ha<br />

orribilmente schiacciato quasi sotto i nostri<br />

occhi un povero ragazzo sulla via Arbat.<br />

È vero che le strade sono invase da<br />

un’interminabile fila di tanks e che anche<br />

la leggendaria Tverskaia – l’ex via Gorkij,<br />

quella del famigerato Hotel Lux – è ridotta<br />

ad accampamento di manipoli.<br />

È pur vero, però, che, appena si mette il<br />

naso fuori Mosca, la situazione appare<br />

ben diversa: il Kgb periferico finge di non<br />

saper niente dello stato d’emergenza,<br />

disapplicando in maniera conclamata gli<br />

ordini di Kriuchkov.<br />

Nella stessa Mosca, la gente circonda i<br />

carri, ci sale sopra e parlotta tranquillamente<br />

con i soldati, i quali fanno capire<br />

che non ci pensano proprio a sparare.<br />

E qualcuno di loro dalla torretta lo dice<br />

l a r i v i s t a d e l l e l i b e r t à<br />

102<br />

alto forte: “Non sparerò sul mio popolo”.<br />

Del resto, i golpisti non sono riusciti<br />

neanche a portare a termine le elementari<br />

operazioni preliminari: uccidere gli<br />

avversari col maggior sostegno popolare,<br />

come Anatoli A. Sobciak, il sindaco di<br />

San Pietroburgo, e, soprattutto, Eltsin,<br />

che viaggia sull’80 per cento dei consensi.<br />

Il fatto che Boris Nikolaevic’ stia lì in piedi<br />

sul carro armato a parlare ai moscoviti<br />

che verso i comunisti nutrono, più che<br />

mai, disprezzo conferma l’impressione a<br />

naso che gli ordini dei vertici non vengano<br />

affatto eseguiti.<br />

Gli agenti della forza Alfa, mandati ad arrestare<br />

— e certamente ad assassinare —<br />

Eltsin, non solo non obbediscono, ma lo<br />

aiutano a schivare altre possibili “visite” e,<br />

per giunta, prendono accordi per poterlo<br />

meglio preservare.<br />

A proteggere Eltsin, che accende la folla,<br />

chiamandola alla rivolta contro i golpisti,<br />

proprio accanto a lui, ci sono alcuni ufficiali<br />

del Kgb che avrebbero dovuto ammazzarlo.<br />

Altre personalità iscritte nella lista nera<br />

degli avversari da eliminare vengono sì<br />

arrestate, ma a scopo preventivo, cioè<br />

per garantir loro l’incolumità.<br />

Il presidente del Kgb, Kriuchkov, non<br />

controlla più niente. L’Armata rossa esegue<br />

sino ad un certo punto, rifiutando, a<br />

priori, il bagno di sangue. Lo stesso Gru,<br />

il servizio segreto militare, tentenna e<br />

prende tempo.<br />

Nell’arco di 72 ore, il golpe degli inetti finisce<br />

nel ridicolo con l’annuncio del forte<br />

raffreddore di Pavlov, il più inetto di tutti,<br />

che è scivolato dentro una bottiglia di<br />

vodka.<br />

L’occasione mancata<br />

Ringrazio la sorte d’avermi fatto trovare

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