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CHRISTIAN MARAZZI<br />
Communitas: La crisi finanziaria grava prevalentemente sulla classe media<br />
e sui ceti meno abbienti. È stato questo un fenomeno circoscritto al crollo dei<br />
mercati o c’entra anche la natura del sistema capitalistico?<br />
Marazzi: La crisi dei ceti medi è iniziata da tempo, da quando si è usciti<br />
dal fordismo e si è cominciato a sviluppare forme di lavoro flessibile,<br />
forme di lavoro autonomo (di “seconda generazione”, come si è detto) al<br />
di fuori delle tradizionali forme di rapporto tra capitale e lavoro. Inoltre,<br />
i ceti medi sono alle prese, oltre che con le difficoltà legate alla capacità<br />
di risparmio, con l’erosione del reddito differito, cioè delle rendite pensionistiche.<br />
Queste ultime sono state risucchiate dai mercati borsistici,<br />
ciò che ha permesso al capitale di legare il rischio dei ceti medi al rischio<br />
del capitale. La pauperizzazione dei ceti medi è un fatto reale, che avrà<br />
ripercussioni enormi sulla politica. Il populismo come strumento politico<br />
di governo è una delle conseguenze più pericolose della pauperizzazione<br />
dei ceti medi.<br />
Communitas: Cosa ci prospetta il futuro? Le misure adottate dai vari governi<br />
saranno efficaci a lungo termine o è stata tappata l’ennesima falla?<br />
Marazzi: Il futuro prossimo sarà punteggiato da crisi finanziarie sempre<br />
più ravvicinate. Già dagli anni 80 ad oggi abbiamo avuto crisi mediamente<br />
ogni due anni e mezzo, da oggi in poi questa media temporale si<br />
raccorcerà ancora. È questo, d’altronde, il modus operandi del capitalismo<br />
finanziario, un modo in cui ai processi di esclusione seguono processi di<br />
inclusione e poi ancora di esclusione, un po’ come è accaduto con le<br />
enclosures seicentesche, in cui gli “abitanti dei beni comuni”, allora delle<br />
terre, vennero espulsi dai processi di privatizzazione delle terre per poi<br />
essere inclusi nei processi di salarizzazione-privatizzazione della produzione<br />
di merci. Siamo ormai afflitti da una “sindrome bipolare” generalizzata,<br />
una psicopatologia del capitalismo schizofrenico che chiama in<br />
essere la cura di sé, la ricerca di nuove forme di vita centrate sulla nostra<br />
autonomia dal capitale.<br />
COMMUNITAS 55 - KRISIS • 109