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L’ECONOMIA<br />
DEL GESTO<br />
Una sorta di schizofrenia tra fare e sentire purtroppo ci ha fatto<br />
perdere di vista un elemento fondamentale, ossia che il denaro è<br />
un fenomeno estraneo all’essenza del fatto economico. Il benessere<br />
non ci può mai derivare dal denaro in sé, ma dal lavoro, ossia<br />
dall’economia. Ossia da quell’insieme di gesti, pensieri ed emozioni<br />
che siamo tutti in grado di compiere e che costituiscono la nostra<br />
economia. Viviamo di gesti, viviamo di pensieri che si devono calare<br />
in azioni, non di denaro. Il denaro può rivestire i rapporti economici<br />
e sociali, ma non ne è la sostanza<br />
dialogo con Perangelo Dacrema<br />
economista<br />
A nche nel linguaggio comune, a prescindere dalla sua storia e dal<br />
suo significato tecnico, il termine downgrading è oramai diventato<br />
sinonimo di “crisi”. L’idea di declassamento indebitamente applicata ad<br />
ambiti non esclusivamente finanziari ha generato non solo una scarsa<br />
comprensione del fenomeno “crisi” – che è al tempo stesso più radicale,<br />
più complesso, più profondo di quanto non si sia disposti a credere – ma<br />
anche una completa del lavoro. Come se dietro l’uso poco accurato del termine<br />
si celasse non solo – come direbbe Hegel – la scarsa pazienza per il<br />
concetto, ma anche una volontà generale di esorcizzare una paura per gli<br />
effetti sistemici che questa crisi comporta su quel universo di gesti, affetti,<br />
pratiche ed emozioni che costituiscono l’economia come «legge della<br />
casa» (oikonomia, nella definizione aristotelica, come insieme di pratiche<br />
attinenti all’oikos, e cioè dei beni della casa). Effetti profondamente legati<br />
a quell’erosione della fiducia che è alla base non solo di ogni scambio, ma<br />
anche di ogni relazione umana. A meno di non dover dare credito alle<br />
COMMUNITAS 55 - KRISIS • 135