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11a2013_communitas 5.. - CHERSI/libri

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MICHEL MAFFESOLI<br />

dei media, la parola “crisi” assume oramai la forma di un passe-partout<br />

attraverso cui descrivere una situazione che appare come eccezione ma che,<br />

nella sua struttura interna, sembra più la regola delle nostre società.<br />

Marx sosteneva che il capitalismo è crisi. La sinistra sembra si sia dimenticata<br />

questa lezione, presa anch’essa in un presente totale, incapace di<br />

riflettere sulle lunghe derive della (sua) storia... Lei, però, a quello di crisi<br />

preferisce il termine apocalisse. Perché?<br />

Maffesoli: Uso il termine nella sua accezione etimologica.<br />

Apocalisse è ciò che rivela qualcosa che, fino a quel momento, era<br />

sconosciuto. Non è, pertanto, un pensiero apocalittico nel senso abituale<br />

del termine, inteso come pensiero catastrofico e catastrofista.<br />

Al contrario, l’“apocalisse” è ciò che ci consente di comprendere che<br />

la fine del mondo non è la fine del mondo. Rimanendo all’idea dell’apocalisse<br />

come rivelazione, credo si debba relativizzare anche la<br />

concezione abituale di crisi. Evitando, soprattutto, di ridurla alla sua<br />

dimensione economica o finanziaria. L’apocalisse ci rivela che, in<br />

effetti, si tratta di un vero e proprio mutamento di paradigma. I<br />

grandi valori sui quali lavorava la cultura moderna – ragione, futuro<br />

– stanno lasciando spazio a un altro insieme di valori che converrà<br />

analizzare. In questo senso, bisogna ricondurre anche il termine<br />

“crisi” all’etimologia: giudizio.<br />

Communitas: Il suo giudizio verte sul “grande scenario” dei temi mobilizzatori<br />

del nostro tempo: il presente totale, l’immanenza assoluta.<br />

Maffesoli: Effettivamente, credo si possa comprendere un’epoca a<br />

seconda di dove quest’epoca pone l’accento su questo o quell’altro<br />

elemento della triade temporale “presente-passato-futuro”. La<br />

modernità è stata così improntata sull’idea di futuro (pensiamo soltanto<br />

alla filosofia della storia o al mito del progresso), quanto la<br />

nascente postmodernità è stata essenzialmente “presentista”. Questo<br />

fatto è evidente, in particolare, per quanto concerne le giovani generazioni<br />

che, in maniera esacerbata, rifiutano qualsiasi idea di progetto,<br />

non preoccupandosi del domani e impegnandosia a “rimpatriare<br />

COMMUNITAS 55 - KRISIS • 43

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