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11a2013_communitas 5.. - CHERSI/libri

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VERSO UNA COMUNITÀ DI DESTINO<br />

Corinzi, dice che la debolezza è la nostra forza?». Non potevamo<br />

non tornare a lui in un frangente in cui i più si chiedono come<br />

ripartire, da dove ripartire, su che speranza poggiare una ripartenza<br />

dopo che onnipotenza e violenza hanno travolto, quasi, tutto.<br />

Communitas: Professore, oggi anche i portatori di speranza paiono<br />

esausti. Vessati da leggi, regolamenti, burocrazia. Troppo. Io parlo da<br />

anarchico, ma davanti alla crisi che sta travolgendo il nostro mondo,<br />

non credo ci resti altro da fare che cercare di uscirne rompendo le forme<br />

date e qualche volta prescindendo da norme troppo stupide, per ricominciare<br />

a fare comunità. Comunità vere, però, comunità di destino. Chi ha<br />

percezione di questa comunità di destino, non fa “comunità chiusa”, ma<br />

apre delle strutture di senso per tutti...<br />

Eugenio Borgna: Se soffri, se stai male, se hai bisogno, istintivamente<br />

sceglierai chi ha conosciuto il dolore e convissuto con la sofferenza.<br />

Don Luigi Giussani, ricordava che questo andare verso<br />

l’altro, facendosi accogliere e al tempo stesso accogliendolo, deriva<br />

dal fatto che solo una persona che ha attraversato il territorio oscuro<br />

dell’anima potrà comprenderci e aiutarci nei momenti di caduta.<br />

Molti versi di Emily Dickinson esprimono parimenti questo<br />

concetto, in un’incredibile risonanza tra pensieri e aperture poetiche<br />

sulla comunità, la cura, la fratellanza e, appunto, il destino.<br />

Quando nei primi anni della mia esperienza, da Milano scesi a<br />

Novara, mi trovai letteralmente gettato in un ospedale psichiatrico<br />

dove le donne ospiti venivano considerate prive di ogni capacità di<br />

“comunità” e gentilezza, ma solo di implicita aggressività o esplicita<br />

aggressione. Scoprii che quelle donne coltivavano, invece, dentro<br />

di sé straordinarie attitudini ad ascoltare, a chiedere aiuto senza<br />

parlare, con linguaggi che aprivano istintivamente arcobaleni e<br />

orizzonti inattesi. Dentro la sofferenza critica si nasconde infatti<br />

quella nostalgia di un passato che dava loro comprensione e accoglienza.<br />

Ma al tempo stesso, in quella sofferenza c’era una sorta di<br />

aurora muta di speranza. Speranza che si è lasciata intravvedere<br />

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