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LA FINE DI UN SOGNO NATO NEL 68<br />
di realtà”, ma come realtà non più orientata ai valori, bensì come potenza<br />
pura; e quella dell’irrealismo puro, che tuttavia si fa oggettivamente<br />
complice del primo nella contestazione globale di tutti i valori». La sinistra<br />
oscilla, così, tra resa all’esistente – il mondo tecnocratico dei poteri<br />
forti – e l’utopia visionaria di chi mescola i sogni con la violenza. In<br />
ambedue i casi tradisce la sua impotenza di fronte alla nuova destra.<br />
Communitas: Questa impotenza indica anche un limite culturale, un’autocritica<br />
che, dopo il crollo del muro di Berlino, è mancata alla sinistra?<br />
Borghesi: L’autocritica è mancata su due punti. La riflessione sulla violenza,<br />
innanzitutto. Come ha dimostrato il recente “sacco di Roma”, la<br />
mitologia della violenza è ancora potente. Essa ha radici antiche è non è<br />
stata debellata. Il secondo punto è il contributo che la sinistra degli anni<br />
70, modulata da Gramsci, ha portato alla secolarizzazione del costume.<br />
Il risultato è stato una desertificazione dei valori popolari a cui non si è<br />
stato in grado di sostituire nulla. Un materialismo storico integrale si è<br />
trasformato in storicismo assoluto, cioè in relativismo e nichilismo. Il<br />
risultato è quello di cui parlavamo: la crisi della sinistra, la sua autodissoluzione<br />
genera il mondo della destra tecnocratica che arriva fino a noi.<br />
Per uscire da questa impasse la sinistra deve valorizzare un illuminismo<br />
aperto alla posizione religiosa, l’unica che può restituire senso alla parola<br />
cambiamento fondandola su alcuni valori irrinunciabili. Il documento<br />
pubblicato su Avvenire: «Nuova alleanza per l’emergenza antropologica»,<br />
sottoscritto da quattro intellettuali provenienti dal mondo comunista –<br />
Barcellona, Sorbi, Tronti, Vacca – va in questa direzione. In Europa una<br />
prospettiva analoga è quella offerta da Jürgen Habermas.<br />
Communitas: Se quello che dice è esatto, perché il governo berlusconiano, al di<br />
là dei problemi privati del premier, è stato colpito da una crisi così profonda?<br />
Borghesi: Per quello che accennavamo all’inizio: un periodo storico si va<br />
concludendo senza che sia chiaro ciò che ne segue. La forza di<br />
Berlusconi, il suo sorriso rassicurante, il suo dinamismo e giovanilismo<br />
senza rughe, erano un punto di forza nell’orizzonte attivistico e sognan-<br />
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