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IL SENSO<br />
DELLA FINE<br />
Per la prima volta nella storia dell’uomo, a differenza di tutte le crisi<br />
che, nel nostro passato culturale, abbiamo vissuto, quella in cui ci<br />
troviamo è una crisi in cui realmente ci si misura con la fine delle<br />
risorse, quelle del pianeta, e quella di una certa idea di umanità. Il<br />
capitalismo è stata una grandiosa partita a poker con continui rilanci.<br />
Ora non è più possibile rilanciare, è il momento di passare la mano<br />
perché la partita si sta per chiudere. Non possiamo rimanere nel cerchio<br />
fantasmatico della crisi, perché questa non è una crisi. Questa è<br />
una strepitosa fine d’epoca e di paradigma. E perciò di nuovo inizio<br />
dialogo con Andrea Tagliapietra<br />
filosofo<br />
Lo sguardo filosofico possiede una forza di resistenza che, scriveva<br />
Theodor W. Adorno, coincide col «non farsi instupidire da niente,<br />
né dall’affermazione della profondità, né dal culto dei fatti». Il pensiero,<br />
la critica risiedono forse proprio in questa forza di negazione. In<br />
questo dire di no – che «non illumina, puntandolo, un evento, un personaggio,<br />
un atto del mondo, ma lo scenario stesso in cui accadono<br />
eventi, personaggi, atti». Eppure, osserva Andrea Tagliapietra, critica<br />
non significa accettare lo status quo, limitarsi alla cartografia delle cose,<br />
attestarne l’ordine, legittimare i poteri che le attraversano e, attraversandole,<br />
le informano. Critica è un sentire altrimenti. Critica è l’arte –<br />
diceva Foucault – di «non essere eccessivamente governati».<br />
Communitas: Uno dei limiti di comprensione dell’attuale crisi è nel paradigma<br />
di lettura. Siamo dinanzi alla fine di un mondo, direbbe Goethe,<br />
non «alla fine del mondo»...<br />
COMMUNITAS 55 - KRISIS • 69