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11a2013_communitas 5.. - CHERSI/libri

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POVERTÀ DELLA POLITICA, POLITICA DELLA POVERTÀ<br />

ta di una misura di “distanza sociale” (è considerata povera in senso<br />

“relativo” la famiglia che si colloca di almeno un 50% al di sotto della<br />

soglia costituita dalla spesa media mensile nazionale). E che nel 2009<br />

quella soglia (per la prima volta da quando esiste questo tipo di indicatore),<br />

si è abbassata, a dimostrazione di quanto duramente abbia colpito<br />

la crisi, scendendo, per una famiglia di due componenti, dai 999 euro<br />

del 2008 a 983 euro. Cosicché famiglie (almeno 223mila) e individui<br />

(oltre mezzo milione) che nel 2008 sarebbero stati censiti come “relativamente<br />

poveri” nel 2009 non lo risultano più, pur continuando a stentare<br />

la vita come o più di prima. Se si mantenesse la “soglia” ancorata al<br />

valore dell’anno immediatamente precedente l’inizio della crisi, si sfiorerebbero<br />

gli 8 milioni e mezzo!<br />

Sono tanti – troppi – anche i poveri in senso<br />

“<br />

Il nostro tasso di povertà<br />

secondo l’indicatore<br />

Eu-Silc sfiora il 20%:<br />

circa quattro punti<br />

percentuali sopra<br />

la media continentale<br />

”<br />

“assoluto”. Quelli, cioè, che non si possono permettere<br />

neppure i beni e i servizi considerati il<br />

minimo indispensabile per condurre una vita<br />

dignitosa (alimentarsi adeguatamente, vestirsi,<br />

scaldarsi…). 1.162.000 famiglie, 3.074.000<br />

individui, pari al 5,2% della popolazione.<br />

Significa che un italiano su venti è in queste<br />

condizioni; percentuale che quasi raddoppia<br />

nel Meridione, dove all’incirca una famiglia su<br />

dieci è in stato di “povertà assoluta”.<br />

Tutto ciò ci colloca al fondo della graduatoria europea, con un tasso<br />

di povertà che secondo l’indicatore Eu-Silc (simile a quello nazionale di<br />

“povertà relativa”, ma calcolato con parametri differenti e con una soglia<br />

più elevata) sfiora il 20%: ben al di sopra – circa quattro punti percentuali<br />

– della media continentale, tanto dell’Europa a 15 che di quella a<br />

27, nel gruppo di coda insieme a Spagna, Grecia, Bulgaria, Romania e<br />

ai Paesi Baltici (ma utilizzando una soglia ancorata al 2005, neutralizzando<br />

cioè gli effetti della riduzione generale del reddito determinata<br />

dalla crisi, ci attestiamo a un vergognoso penultimo posto, seguiti solo<br />

dalla Grecia)…<br />

20

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