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11a2013_communitas 5.. - CHERSI/libri

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VERSO UNA COMUNITÀ DI DESTINO<br />

Costa, il lavoro su di sé, costa lavorare a stretto contatto col dolore,<br />

la rassegnazione, il silenzio. Ma è lì, nelle intermittenze del<br />

cuore, che qualcosa accade. E dentro certe immagini, come quella<br />

della comunità di destino, esplodono mille sentieri che ci portano<br />

a riflettere, cioè a flettere in noi il reale. Un reale a cui siamo<br />

abbandonati ma nel quale dobbiamo far sorgere la speranza a cui<br />

ci chiama il dolore degli altri. Un richiamo a cui non possiamo<br />

sfuggire. Un reale che dobbiamo esplorare se vogliamo essere rigorosi,<br />

se vogliamo essere cristiani, se vogliamo essere semplicemente<br />

onesti con noi stessi, perché si può anche essere prigionieri di<br />

vite tranquille. Ma se non scendiamo nel cuore di una percezione<br />

etica delle cose che diventi anche relazione, come quella di destini<br />

che si rispecchiano invisibilmente, ecco che forse perdiamo il senso<br />

profondo della vita. In questo momento, dove strategie di globalizzazione,<br />

di comunicazione, di complessità mettono il mondo sotto<br />

pressione, anche parole bellissime, anche le buone e belle intenzioni<br />

possono offrire soltanto degli orizzonti che sappiamo poi che<br />

non si realizzano e non si concretano nell’incarnazione di comportamenti<br />

nostri e coloro che ascoltano tutto si fa difficile. Eppure,<br />

partendo da quella cellula originaria che è la partecipazione, la<br />

relazione, il destino di perdita e di angoscia che dovremmo vivere<br />

con gli altri, qualcosa è possibile. Qualcosa di fragile e potente,<br />

come esili vite che si piegano, ma che – come la palma di una poesia<br />

di Paul Valéry – sanno dare improvvisi frutti. Se la nostra logica<br />

non è la fredda e implacabile logica della ragione e della globalizzazione.<br />

Se la nostra è la ragione del cuore, allora dobbiamo<br />

avere pazienza. Spes contra spem. Una speranza che possa nel mistero,<br />

in orizzonti che sembrano più oscuri, perché nel mondo globalizzato<br />

domina l’egoismo, la morte del prossimo, la fine dell’altro,<br />

la fuga dinanzi alla responsabilità, la fuga dinanzi noi stessi... La<br />

fuga dinanzi ai nostri discorsi che, se valutati con la logica della<br />

ragione, possono sembrare solo frammenti di colloqui tra monaci<br />

che vivono qui e ora. Ma il passaggio dal pensiero alla sua concre-<br />

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