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L’ECONOMIA DEL GESTO<br />
parole di George Soros, secondo cui nella nostra società le transazioni<br />
hanno oramai soppiantato le relazioni (e il fare economia che in esse trova<br />
fondamento), rendendole inutili. Dire che l’uomo, come scrive Silvano<br />
Petrosino, «non può mai abitare fuori dell’economia» è un modo per ribadire<br />
«ch’egli non può mai seriamente prendersi cura della vita senza deciderlo<br />
e senza impegnarsi nel gesto di dominare/ordinare/nominare» 1 .<br />
Economista, esperto di transazioni finanziarie, Pierangelo Dacrema ha da<br />
tempo intrapreso un percorso di ricerca proprio fondamenti stessi di questa<br />
oikonomia del gesto e sul rapporto, spesso perverso, che la nostra società<br />
intrattiene con i concetti di denaro e moneta.<br />
Communitas: C’è un’immagine molto bella e al tempo stesso inquietante, in un<br />
racconto scritto da Paul Auster sul finire degli anni 80. È l’immagine delle cose<br />
ultime, che dà il titolo a un suo libro, In the Country of last things. Partita<br />
alla ricerca del fratello scomparso, Anna Blume, diciannovenne protagonista,<br />
arriva in un paese dove la catastrofe è un fatto compiuto, il default ha svelato i<br />
propri effetti non solo sulla finanze di uno Stato, ma sulle cose stesse – le più<br />
comuni, dallo spazzolino da denti all’aspirapolvere – che oramai sono quasi un<br />
ricordo. Senza l’ancoraggio alle cose, confondendosi col denaro che da strumento<br />
è diventato una sorta di mezzo senza scopo, l’economia ha abbandonato ogni<br />
forma di vita. Eppure, proprio in questo vuoto, la tensione per le cose sembra tornare,<br />
improvvisa. «Lascia crollare ogni tutto», fa dire Auster alla sua protagonista,<br />
«e poi vediamo cosa rimane. Forse questo è il punto più interessante: vedere<br />
quello che accade quando non rimane più nulla e scoprire se, anche così,<br />
sopravviveremo». Nel testo di Auster qualcosa dunque rimane: sono gli affetti,<br />
le relazioni, frammenti delle poche cose fatte e delle molte ancora da fare. Ma a<br />
noi, dall’altra parte dello specchio, persi nella spirale di una crisi peggiore di quella<br />
del 1929, forse la peggiore di sempre, che cosa rimane?<br />
Pierangelo Dacrema: Rimangono, né più né meno, le cose. Se siamo<br />
1 Silvano Petrosino, Capovolgimenti. La casa non è una tana, l’economia non è il business, Jaca<br />
Book, Milano 2007, p. 158.<br />
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