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11a2013_communitas 5.. - CHERSI/libri

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dALLA egOeCONOMy ALLA weCONOMy<br />

Non è azzardato affermare che un tale modello ha molto a che<br />

fare con la presenza millenaria del cattolicesimo, che, assorbendo<br />

elementi già presenti nella cultura di roma, fin dai primordi si è<br />

organizzato in piccole comunità locali – col tempo diventate le paraoikia,<br />

dove vita quotidiana e culto sono tenuti vicini- legate, attraverso<br />

il vescovo, alle diocesi e, per questa via, alla Chiesa. Un modello,<br />

reticolare capace di tenere il locale della comunità in relazione con<br />

l’universale dell’annuncio cristiano, della lingua (il latino) e dell’ordine<br />

ecclesiastico.<br />

Oggi la grande sfida del modello italiano è sapersi alimentare<br />

dalle sue radici comunitarie e territoriali, non cedere (come ha fatto<br />

ogni tanto in passato) alle tentazioni esclusiviste, ma saper inventare<br />

una nuova prossimità non solo legata all’appartenenza culturale e<br />

alla vicinanza territoriale. Quando, nella sua storia, l’Italia ha saputo<br />

includere e ha saputo mettere a sistema le sue tante diversità (geografiche,<br />

culturali, spirituali) ha vissuto le sue età dell’oro,<br />

dall’Umanesimo civile fino al secondo dopoguerra, dove Peppone e<br />

don Camillo di guareschi coglievano il nostro genius di popolo non<br />

perché erano diversi, ma perché, in fondo, erano uguali. e se vogliamo<br />

che anche questo inizio di XXI secolo sia un periodo virtuoso e<br />

di sviluppo economico e civile dobbiamo saper ritrovare questi elementi<br />

comuni, tra passato e presente, tra europa e Mediterraneo, tra<br />

religioso e laico.<br />

Se considerato da questo punto di vista, l’Italia è un Paese strutturalmente<br />

avvantaggiato, rispetto ad altri, per cogliere la sfida di<br />

questa fase storica. A condizione però che sappia capire cosa deve<br />

fare per riuscire a trasformare la crisi in un’opportunità. ecco il<br />

punto: la traduzione italiana di quella strategia che, per altre vie, si<br />

sta cercando negli altri Paesi avanzati – e che possiamo ricondurre<br />

all’espressione evocativa della Big Society - ha a che fare con la nostra<br />

capacità di trasformare questa nuova soggettività economica in una<br />

vera e propria formazione economico-sociale – capace dunque di<br />

definire una relazione costruttiva tra economia e società anche attra-<br />

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