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IL SENSO DELLA FINE<br />
che Freud aveva individuato riguardo al pensiero della nostra morte.<br />
Quando pensiamo alla nostra morte, affermava Freud, in realtà non<br />
crediamo mai alla nostra morte, perché ci pensiamo sopravvissuti a<br />
fianco del nostro cadavere. Di fatto, di fronte alla crisi reale della fine<br />
delle risorse, del mondo, dell’umanità stessa vediamo proliferare una<br />
sequela di immagini apocalittiche che ci accompagnano a una tematizzazione<br />
della fine ma, al contempo, proprio per la loro ambivalenza,<br />
fungono quasi da rimozione e da schermo. Non sappiamo concepire<br />
questa fine senza spettatore e, di conseguenza, non sappiamo<br />
razionalizzarla fino in fondo.<br />
Communitas: Dovremmo quindi uscire da questo circolo vizioso, razionalizzando<br />
la fine, portando il pensiero alle sue estreme conseguenze?<br />
Tagliapietra: La fine è sempre una fine finita, è sempre una fine di<br />
qualcosa. Finisce qualcosa e ne inizia un’altra. Solo che nella nostra<br />
cultura, abbiamo “mondanizzato” l’idea di infinito, trasformandolo in<br />
un sottoprodotto ideologico del denaro, inteso come meccanismo e<br />
ingranaggio che fa funzionare un’economia capitalistica che si basa –<br />
oggi lo diciamo apertamente, ma era implicito già ai tempi di Adam<br />
Smith – sull’idea di crescita infinita.<br />
Communitas: Se hanno ragione Karl Polanyi e Serge Latouche – che<br />
vedono la logica della crescita come implicita nell’essenza dell’economico –<br />
allora non ha però alcun senso sostituire una buona economia a una cattiva<br />
economia, o una buona crescita a una cattiva crescita. Si tratterebbe,<br />
assumendo in pieno la crisi, per dirla con Latouche, di «uscire dall’economia»<br />
1 e da quella «economizzazione del mondo» nata nel Secolo dei Lumi,<br />
contemporaneamente all’idea del Progresso.<br />
Tagliapietra: Il capitalismo è stata una grandiosa partita a poker con<br />
continui rilanci. Ora non è più possibile rilanciare, è il momento di pas-<br />
1 Serge Latouche, L’invenzione dell’economia, Bollati-Boringhieri, Torino 2010, p. XI.<br />
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