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11a2013_communitas 5.. - CHERSI/libri

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ANTROPOLOGIA DELLE TRANSAZIONI<br />

Communitas: La secolarizzazione e il relativismo non possono essere riconosciuti<br />

anche come uno straordinario collante ideologico per le tensioni macroeconomiche<br />

che lei critica?<br />

Zhok: Il relativismo non è un “errore morale” ma innanzitutto una pratica<br />

di vita (o di sopravvivenza) in un contesto storico informato dalla<br />

pratica monetaria. L’impatto sul relativismo del razionalismo scientifico<br />

sarebbe insignificante se non s’incardinasse, attraverso la tecnologia,<br />

nella dimensione di mercato. C’è un senso in cui il relativismo (insieme<br />

agli altri fattori di “liquidazione”) non è solo effetto del potere del denaro,<br />

ma lo nutre a sua volta, ed è in quanto fattore che accresce l’insicurezza<br />

(in tutti i sensi del termine). La crescita del potere del denaro dissolve<br />

identità, comunità, ambienti; tale dissoluzione genera insicurezza<br />

e in un sistema di scambio concorrenziale all’insicurezza si fa fronte cercando<br />

di aumentare il cuscinetto tra sé e ciò che genera insicurezza.<br />

Ciascuno cerca di collocarsi in una posizione abbastanza alta da non<br />

dover temere lo “tsunami”, se e quando dovesse avvenire. Che quest’onda<br />

prenda le forme del terrorismo o dell’immigrazione, della criminalità<br />

o delle depressioni finanziarie, dell’influenza aviaria o del riscaldamento<br />

globale, in ogni caso il sistema dello scambio concorrenziale<br />

induce ciascuno a tentar di acquistare i propri beni difensivi su misura,<br />

monetizzando l’insicurezza e dando con ciò ulteriore momento al potere<br />

del denaro.<br />

Communitas: A un certo punto del suo lavoro lei parla di una provvidenza<br />

atea che si sta largamente facendo strada. A cosa allude?<br />

Zhok: Ciò cui alludo è semplicemente la presunzione, frequentissima<br />

nel dibattito economico, secondo cui il meccanismo della domanda e<br />

dell’offerta garantirà sempre al meglio di trovare soluzioni ai problemi<br />

emergenti. Credo che questo provvidenzialismo prometeico nasconda<br />

in verità una considerevole dose di “falsa coscienza”: chi si esprime in<br />

questi termini non fa che esprimere, con un po’ di saccenza accademica,<br />

la comoda quanto cieca fede in un meccanismo che consente a ciascuno<br />

di continuare ad occuparsi del proprio orto. Qualsiasi male nel<br />

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