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COMMENTO<br />
che di pane. Bisogno che la loro vita sia poesia». Certo, il richiamo è<br />
qui, preciso, a quel senso alto che la poesia e la letteratura come<br />
forme di vita, hanno avuto nei secoli. Un senso che ancora riecheggia<br />
nel tedesco per “poesia”, Dichtug, dove il “detto” è un detto eticamente<br />
preciso, necessario, pronunciato in un luogo realmente comune.<br />
Una comunità di destino che afferma e riafferma il senso forte<br />
della krísis come superamento, come speranza che rinasce, proprio là<br />
dove ogni speranza è stata consumata, di contro alla retorica (ma<br />
anche alla dura realtà) di una crisi come mera stasi senza opere, né<br />
giorni. La comunità di destino, la comunità del pericolo (termine<br />
che Sennett usò non a caso per tracciare mappe impreviste, nella<br />
Chicago del crimine più nero), come comunità che sanno cogliere,<br />
anche nel frammentario, quel che permane di umano. Quello che<br />
della vita resiste.<br />
È, questa, una forma di fiducia nel “frammentario” che il teologo<br />
Josef Pieper individua come una delle caratteristiche forti dell’otium,<br />
dove è presente qualcosa anche della «serenità del non poter [tutto]<br />
capire» e di quella comunità di destino fondata su associazioni invisibili<br />
(Borgna), di contro alla presunta esattezza di un pensiero calcolante<br />
che, come il bambino che si mette le mani sugli occhi illudendosi<br />
che il mondo magicamente scompaia, copre le sue pretese e le<br />
sue ambizioni totalizzanti dietro le maschere del riduzionismo e<br />
dello specialismo. Un “non-pensiero” che, a onta dei calcoli, dinanzi<br />
al suo schianto sconfina – non solo Handke, ma le pagine di un qualsiasi<br />
quotidiano stanno lì a dimostrarlo – nell’inerzia e in un relativismo<br />
reattivo che coincide con la più dura desertificazione di ogni<br />
speranza. Quella stessa inerzia che colpisce il pensiero dinanzi alla<br />
voragine e al presagio della fine imminente di tutte le cose. Una “verità”,<br />
come una speranza, è sempre qualcosa che capita, qualcosa che<br />
si incontra nel doppio respiro dell’accogliere e del “lasciare accadere”<br />
(Geschehen-lassen). Se assumiamo il termine crisi (dal greco krísis:<br />
separazione, giudizio) come separazione del grano dalla pula, quindi<br />
come scelta, giudizio, legandolo al correlativo di critica (dal greco<br />
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