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11a2013_communitas 5.. - CHERSI/libri

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COMMENTO<br />

che di pane. Bisogno che la loro vita sia poesia». Certo, il richiamo è<br />

qui, preciso, a quel senso alto che la poesia e la letteratura come<br />

forme di vita, hanno avuto nei secoli. Un senso che ancora riecheggia<br />

nel tedesco per “poesia”, Dichtug, dove il “detto” è un detto eticamente<br />

preciso, necessario, pronunciato in un luogo realmente comune.<br />

Una comunità di destino che afferma e riafferma il senso forte<br />

della krísis come superamento, come speranza che rinasce, proprio là<br />

dove ogni speranza è stata consumata, di contro alla retorica (ma<br />

anche alla dura realtà) di una crisi come mera stasi senza opere, né<br />

giorni. La comunità di destino, la comunità del pericolo (termine<br />

che Sennett usò non a caso per tracciare mappe impreviste, nella<br />

Chicago del crimine più nero), come comunità che sanno cogliere,<br />

anche nel frammentario, quel che permane di umano. Quello che<br />

della vita resiste.<br />

È, questa, una forma di fiducia nel “frammentario” che il teologo<br />

Josef Pieper individua come una delle caratteristiche forti dell’otium,<br />

dove è presente qualcosa anche della «serenità del non poter [tutto]<br />

capire» e di quella comunità di destino fondata su associazioni invisibili<br />

(Borgna), di contro alla presunta esattezza di un pensiero calcolante<br />

che, come il bambino che si mette le mani sugli occhi illudendosi<br />

che il mondo magicamente scompaia, copre le sue pretese e le<br />

sue ambizioni totalizzanti dietro le maschere del riduzionismo e<br />

dello specialismo. Un “non-pensiero” che, a onta dei calcoli, dinanzi<br />

al suo schianto sconfina – non solo Handke, ma le pagine di un qualsiasi<br />

quotidiano stanno lì a dimostrarlo – nell’inerzia e in un relativismo<br />

reattivo che coincide con la più dura desertificazione di ogni<br />

speranza. Quella stessa inerzia che colpisce il pensiero dinanzi alla<br />

voragine e al presagio della fine imminente di tutte le cose. Una “verità”,<br />

come una speranza, è sempre qualcosa che capita, qualcosa che<br />

si incontra nel doppio respiro dell’accogliere e del “lasciare accadere”<br />

(Geschehen-lassen). Se assumiamo il termine crisi (dal greco krísis:<br />

separazione, giudizio) come separazione del grano dalla pula, quindi<br />

come scelta, giudizio, legandolo al correlativo di critica (dal greco<br />

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