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MASSIMO BORGHESI<br />
di realizzazione della sinistra, spogliata delle sue richieste egualitariste e<br />
intellettuali.<br />
Communitas: Com’è possibile che il radicalismo post 68 possa generare il suo<br />
opposto? Quel mondo contro cui stanno reagendo, in questo momento, gli indignados<br />
di mezzo mondo...<br />
Borghesi: Per comprenderlo occorre tener presente più fattori. Il primo<br />
è che lo sdoganamento della cultura di destra è opera proprio del “68<br />
pensiero”. Fino agli anni 60 il nome di Nietzsche, nell’ambiente intellettuale,<br />
era impronunciabile, associato, inevitabilmente, agli esiti nazionalsocialisti.<br />
Poi è avvenuta la grande “pulitura” a opera degli intellettuali<br />
francesi della Gauche: Deleuze, Foucault… La sinistra ha “purificato”<br />
Nietzsche, cioè l’autore della destra radicale europea, e lo ha associato a<br />
Marx nell’opera della contestazione di tutti i valori della società “cristiano-borghese”.<br />
Quando con l’89 il marxismo è crollato, è rimasto<br />
Nietzsche divenuto, nel frattempo, autore di culto. Un Nietzsche depurato,<br />
certo, dalla “volontà di potenza” e presentato come il teorico della<br />
liberazione dionisiaca, il Nietzsche di Gianni Vattimo. Insomma, è stata<br />
la sinistra che ha legittimato la cultura di destra che avrebbe trionfato a<br />
partire dagli anni 80. Lo ha denunciato ultimamente anche Marcello<br />
Veneziani lamentando, dal suo punto di vista, come la cultura progressista<br />
si fosse appropriata, nel corso degli ultimi decenni, degli autori della<br />
destra. L’esempio eclatante è qui quello della casa editrice Adelphi.<br />
Communitas: Lo diceva Augusto Del Noce già negli anni 70...<br />
Borghesi: Sì, Del Noce già nel 1963, nel suo saggio su «L’irreligione occidentale«<br />
contenuto ne Il problema dell’ateismo comprende come il cristianesimo<br />
e la sinistra si trovino di fronte un medesimo avversario: la società<br />
opulenta. Un marxismo privo di idealità non solo non era in grado di<br />
opporsi a questo avversario, ma ne diventava, in qualche modo, funzionale<br />
alla sua realizzazione. «Di fatto», scrive nel 70, «la crisi della sinistra<br />
prende la forma del suo frangersi in due opposti sviluppi: quello dell’adattamento<br />
al reale che al limite porta alla subordinazione al “principio<br />
COMMUNITAS 55 - KRISIS • 121