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VERSO UNA COMUNITÀ<br />
DI DESTINO<br />
Soltanto se rimettiamo in discussione continuamente noi stessi,<br />
noi e le tradizioni che ci portiamo addosso, le memorie, i saperi<br />
filosofici, pratici e teorici che possediamo possiamo riattivare<br />
quel processo di costante cambiamento che è presupposto<br />
necessario per rompere un assedio altrimenti senza fine. Solo<br />
così un mondo apparentemente chiuso, sbarrato si può aprire.<br />
È un mondo di un dolore che può essere quello della follia, ma<br />
non solo. Può essere il mondo dell’esclusione, dell’indifferenza,<br />
della globalizzazione feroce, della crisi<br />
dialogo con Eugenio Borgna<br />
di Riccardo Bonacina<br />
N el recentissimo e bel libro scritto con Aldo Bonomi, Elogio<br />
della depressione, il professor Borgna scrive: «L’elogio della fragilità<br />
non significa l’elogio della sofferenza che fa parte della fragilità;<br />
ma l’elogio della fragilità vuole solo sottolineare, sia pure radicalizzando<br />
il mio discorso (ma se non si scende alla radice delle<br />
cose umane nulla, o quasi nulla, di esse si capisce), come nella fragilità,<br />
dimensione ineliminabile dalla vita, ci siano valori che danno<br />
un senso alla vita: alla vita di ciascuno di noi. L’essere consapevoli<br />
di questo, della fragilità come esperienza necessaria, significa accogliere,<br />
e rispettare, la fragilità degli altri; senza disconoscerla e<br />
senza ferirla. Ma significa anche che, nella fragilità, nella nostra e<br />
in quella degli altri, si abbia la percezione del valore della debolezza<br />
e della insicurezza che fanno parte della vita e che si contrappongono<br />
a ogni forma di onnipotenza e di violenza. Non è forse,<br />
questo, il pensiero di san Paolo quando, nella prima lettera ai<br />
COMMUNITAS 55 - KRISIS • 209